venerdì 9 novembre 2012
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«Per favore non lo chiami "cantiere dei moderati". È una definizione che non mi convince, che sa di vecchio. Preferisco area della responsabilità, anzi area della ricostruzione. Ecco mi piacerebbe che passasse questa immagine degasperiana». È già buio quando Lorenzo Dellai, il presidente della Provincia autonoma di Trento, conferma una corale volontà di unire mondi e di costruire un nuovo polo, un nuovo rassemblement, una nuova area. Non c’è solo la realtà che si muove attorno a ItaliaFutura e a Montezemolo. Non c’è solo il gruppo che il 19 agosto si incontrò a Trento in occasione del cinquantottesimo anniversario della morte di Alcide De Gasperi: quel giorno con Dellai c’erano il leader della Cisl Raffaele Bonanni, il presidente delle Acli Andrea Olivero e il ministro Andrea Riccardi. Ci sono pezzi dei partiti. Settori di società civile. E c’è tutta la galassia associativa che animò Todi e che ora pare aver ritrovato unità. Ora i confronti più o meno ufficiali si accavallano e in tutti emerge una scadenza: in trenta giorni dovrà nascere il nuovo soggetto.Il progetto prende faticosamente forma e i partiti capiscono che non possono ignorarlo. C’è tutta l’Udc, c’è il gruppo che si muove attorno all’ex ministro del Pd Beppe Fioroni e c’è un pezzo importante del Pdl sempre più frustrato dai cambi di linea di Berlusconi. C’è insomma un pezzo importante della politica, ma c’è soprattutto il gruppo di Todi nuovamente unito. Per capire bisogna tornare alla sera di martedì scorso. A via della Conciliazione, proprio a un centinaio di metri da Piazza San Pietro, c’è la sede di Confcooperative. È lì, nella saletta di rappresentanza, che cenano con il padrone di casa Luigi Marino e con Bonanni e Olivero gli uomini che hanno animato e trasformato l’impegno delle associazioni cattoliche e del mondo del lavoro in una sorta di laboratorio politico. Ci sono tutti. C’è Giorgio Guerrini di Confartigianato, Bernard Scholtz della Compagnia delle Opere, Carlo Costalli del Movimento cristiano lavoratori. E soprattutto c’è Sergio Marini, il presidente della Coldiretti, che negli ultimi tempi non aveva condiviso tutti i passaggi e aveva deciso di mancare l’ultimo incontro di Todi. Si parla dell’attualità politica. Della necessità di una «grande alleanza tra laici e cattolici». Si ragiona delle prossime regionali in Lombardia dove il gruppo guarda con favore la corsa di Gabriele Albertini. Poi si riflette sulle «timidezze» di Casini e sulla necessità di far capire a Montezemolo che serve un percorso «inclusivo e non verticistico». La testa di tutti è a sabato 17 novembre quando si capirà di più del percorso e delle idee di Verso la Terza Repubblica. Costalli prende la parola e mette le cose in chiaro: «La riaggregazione dell’area moderata va organizzata guardando alle sfide lanciate dalla famiglia europopolare che nel congresso di Bucarest di metà ottobre ha saputo ritrovare un’identità e riscoprire valori forti». Rocco Buttiglione a Bucarest c’era e ora dalla Puglia, dove è scappato per un giro di convegni, li declina sottovoce: «Vita, dignità della persona, famiglia, sussidiarietà, economia sociale di mercato, Europa unita, sono i perni del programma ventennale del Ppe». Sono settimane che il professore dell’Udc sottolinea la necessità di un nuovo soggetto "largo" capace di leggere e interpretare la "lezione" del Ppe. E che spinge nell’Udc per una svolta coraggiosa: «È ora di superare le individualità e di puntare con convinzione a qualcosa di nuovo lasciandoci alle spalle i vecchi partiti». Alla stessa ora Raffaele Bonanni ragiona sottovoce con i collaboratori più ascoltati. E con i suoi modi schietti e diretti fa capire che è arrivata l’ora delle decisioni e che tentennamenti non sono più possibili: «Per troppi anni la politica è stata abituata a ricevere senza fare sacrifici. Ora è cambiato tutto, ora c’è una società attenta ed esigente. Che chiede conto delle scelte e pretende coraggio». Il capo della Cisl spinge deciso rivolgendosi soprattutto all’Udc e a quei settori della politica che possono credere al progetto: «Si muovano. O saranno chiamati a rendere conto della loro mancanza di generosità. C’è un piccolo tesoro che nessuno può tenere nascosto».Cosa sia quel «piccolo tesoro» lo spiega Costalli: «Tutti uniti possiamo mettere insieme una piattaforma elettorale che sfiora il 30 per cento. Serve solo generosità». Ripetono tutti quella parola e inevitabilmente guardano a Mario Monti. È lui il terminale del progetto, è l’attuale premier il soggetto che dovrebbe guidare la nuova aggregazione. Almeno nelle intenzioni dei protagonisti. Ma guidarla dopo il voto o candidarsi alla guida dello schieramento? È questo il grande interrogativo e Dellai non nasconde la verità: «Noi abbiamo il dovere di costruire la piattaforma politica poi possiamo solo «attendere con rispetto»: sarà Monti a decidere. Certo se il premier decidesse di stare con noi e di guidarci alle elezioni sarebbe un incredibile risultato».
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