martedì 17 febbraio 2015
​«Inaccettabile il programma Ue». Il ministro Varoufakis: siamo stati eletti per cambiare questo programma, non per portarlo a compimento. Dijsselbloem: Atene ha tempo fino a venerdì.
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L’eurogruppo di ieri a Bruxelles sulla Grecia è finito prima ancora di cominciare, con una clamorosa rottura tra Atene e gli altri 18 ministri delle Finanze dell’eurozona. Un incontro addirittura peggiore rispetto a quello di mercoledì scorso, mentre si era sperato che nel frattempo la situazione sarebbe chiarita. Invece poco dopo l’avvio della riunione già fonti greche facevano sapere che il comunicato preparato dal presidente dell’eurogruppo Jeroen Dijsselbloem era «completamente irragionevole e inaccettabile ». Il comunicato avrebbe previsto l’affermazione che Atene chiedesse un’estensione dell’attuale programma, in scadenza il 28 febbraio, per sei mesi, con un generico riferimento a una «qualche flessibilità », considerata «troppo nebulosa» da Atene, come ha spiegato il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis. Soprattutto, i greci non vogliono sentir parlare di proseguire un programma che, ha detto Varoufakis, «questo governo è stato eletto per chiudere perché ha prodotto una crisi umanitaria e non funziona». «Non abbiamo trovato un terreno comune per proseguire», commentava intanto Dijsselbloem in conferenza stampa. L’olandese ha spiegato che tutti i 18 partner della Grecia dell’eurozona «sono molto uniti nel considerare l’estensione dell’attuale programma di aiuti come la soluzione migliore e base per un futuro negoziato». I 18 ministri hanno chiesto, praticamente intimato alla Grecia anche di impegnarsi per iscritto a rispettare tutti gli impegni nei confronti dei creditori, a non fare macchina indietro sul fronte delle riforme, e impegnarsi a concludere «con successo» l’attuale programma – cioè soddisfare tutte le condizioni in esso contenute.  E dire che il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici aveva presentato, di sua iniziativa, una prima bozza di dichiarazione che parlava di estensione solo dei prestiti – non del programma – per quattro mesi. In cambio Atene si impegnava a collaborare con la Commissione per le riforme. Varoufakis ha spiegato che Atene era pronta a impegnarsi per questo lasso di tempo a non attuare riforme che avessero un impatto negativo sulle finanze greche. Il comunicato di Moscovici «era perfetto – ha detto il ministro – l’avremmo firmato subito». Solo che quando, due ore dopo, ha incontrato Dijsselbloem, si è trovato di fronte un testo di fronte, quello su cui si sono arenate le discussioni. «Da mercoledì a oggi – si sfogavano ieri fonti governative tedesche – non si sono fatti progressi, i greci non hanno fornito numeri o pezzi di carta. Le tre istituzioni ci hanno detto di non poter esprimersi sul programma greco per insufficienza di dati ». E «adesso la palla sta ai greci» dicono le fonti, mentre Varoufakis si dice «sicuro che un accordo si troverà». Dijsselbloem però ha avvertito: «Abbiamo tempo ancora questa settimana ». Poi le esigenze parlamentari di vari Paesi (Germania, Finlandia, Olanda, Estonia) renderanno arduo approvare l’eventuale richiesta. La speranza ora che è che la quadra si trovi in questi giorni, si parla già di un possibile eurogruppo venerdì prossimo. «Sono convinto – ha commentato comunque il ministro dell’Economia Padoan – che alla fine troveremo un terreno comune e che la Grecia chiederà l’estensione del programma».
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