lunedì 11 giugno 2012
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Sorvegliata a distanza dalla giovane mamma coperta da un variopinto hijab, la piccola Aisha è l’allegra ombra di Luca Cassenelli, capo degli scout Agesci di Bologna, braccia e cuore della tendopoli "Friuli 1", in quel che resta di Mirandola.È una Chiesa a cielo aperto, quella che non lascia da soli i terremotati. Una comunità che corre negli scarponi degli scout, i quali hanno già garantito turni settimanali fino a settembre. Che ascolta i bisogni nei presidi Caritas dei centri che ancora tremano. Che fa da mangiare con i volontari delle cucine da campo. E che si fa carico dei disabili che hanno perso le strutture di assistenza, come degli anziani mollati su due piedi da badanti terrorizzate dal sisma.Il presidente di Caritas Italiana, il vescovo di Lodi Giuseppe Merisi, ha voluto portare personalmente un messaggio di vicinanza, visitando nei giorni scorsi Gonzaga e Moglia, nel Mantovano, e poi Carpi, Fossoli e Mirandola in Emilia Romagna. A Finale Emilia la Caritas ha allestito un Centro di coordinamento per far incontrare i bisogni rilevati sul campo e la disponibilità di risorse materiali e di volontari. In poche ore gli operatori hanno fotografato la situazione: vittime, sfollati, danni alle strutture pastorali. Le necessità si sono tradotte in risposte rapide: sostegno al lavoro dei parroci coinvolti; riattivazione delle attività parrocchiali presso tendopoli e strutture all’aperto; raccolta e distribuzione di generi alimentari, vestiario, letti, coperte, tende e sacchi a pelo.A Crevalcore la squadra Agesci della Protezione civile di Bologna si prodiga nella logistica. È una delle punte di diamante del sistema di intervento nazionale: montaggio e gestione della tendopoli, censimento degli sfollati, animazione dei giovanissimi, cura degli anziani. Un lavoro che serve anche a stemperare le tensioni tra persone sottoposte a forte stress e che talvolta viene sfogato in battibecchi motivati dalle differenze culturali e religiose degli sfollati.«Tanti bambini e ragazzi sono andati via, ma ora stanno cominciando a tornare», ha raccontato all’agenzia Sir Ilaria Vellani, presidente diocesana dell’Azione cattolica di Carpi. L’intera diocesi è stata colpita dall’ondata tellurica. Nonostante i disagi l’associazione ecclesiale conferma che si terranno i tradizionali campi scuola estivi. Vellani non nasconde, però, come in questo frangente siano sorti «problemi economici: con tante famiglie che hanno perso il lavoro o rischiano la cassa integrazione».La colletta di oggi servirà anche a questo. A ridare ossigeno a chi ha perso ogni cosa e del domani non ha alcuna sicurezza. Necessità che hanno messo in movimento anche la delegazione delle Missioni cattoliche italiane in Germania e Scandinavia, che aderisce alla proposta della Conferenza episcopale italiana di promuovere oggi una raccolta di fondi a favore delle popolazioni sottoposte ad una prova per loro senza precedenti. L’iniziativa proseguirà fino al 30 giugno, per permettere una maggior informazione tra i connazionali all’estero e quanti, tra i credenti di quei Paesi, volessero far arrivare la loro solidarietà fino alle terre disastrate.Una sottoscrizione è stata avviata anche dalla Compagnia delle Opere, che in questi giorni si è peraltro mobilitata per inviare camper, roulotte, tende attrezzate e toilette chimiche. I fondi raccolti verranno destinati oltre che alle famiglie, anche alle imprese, le opere sociali e le scuole in vista di una rapida ripresa dell’attività. Superata la fase emergenziale verranno poi individuati progetti di ricostruzione sui quali concentrare le risorse.La coralità dei progetti messi in campo dai cattolici italiani non conoscere limiti né ostacoli. Il Movimento cristiano lavoratori (Mcl), ad esempio, ha adottato una scuola materna parrocchiale. Si tratta dell’asilo di San Carlo Ferrarese. «Un intervento importante, anche se il danno al momento non è quantificabile perché la scuola si trova in zona rossa – spiega il parroco don Giancarlo Mignardi –; ma l’asilo parrocchiale era il punto di riferimento della comunità, ospitando ogni giorno una sessantina di bambini, e deve tornare ad esserlo».
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