martedì 7 agosto 2012
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​Diverse, infuocate, coincidenze, ed è la seconda volta in una settimana. Ieri una dietro l’altra, nel giro di qualche ora. In mattinata la manifestazione con vecchi pneumatici davanti al Comune, poi la preghiera sulla tomba di don Peppe Diana, dopo di nuovo in parrocchia, e infine il rogo, a duecento metri. Padre Maurizio Patriciello, parroco a Caivano, punto di riferimento dell’iniziativa contro i roghi tossici, non ama le sceneggiate: intimidazioni? «Non lo so, chi potrebbe dirlo?», sussurra, mentre dal sagrato vede bruciare a quattro passi sterpaglie, pneumatici, porcherie varie. «Ormai siamo carne da macello – dicono qui –. Pensiamo ai nostri bimbi: almeno loro, non dovrebbero avere il diritto di vivere?». Verso le 16, poi, il ritorno in parrocchia. «Vidi don Peppe riverso a terra in una pozza di sangue, per un caso fui tra i primi ad arrivare quando venne ucciso dalla camorra», ci aveva raccontato poco prima delle 13 davanti alla sua tomba, nel cimitero nuovo di Casal di Principe: «Doveva venire lui nella parrocchia di Caivano allora, invece toccò a me. Facemmo insieme l’ultimo pellegrinaggio a Lourdes prima del suo assassinio». Padre Maurizio aveva poggiato le mani sul vetro che chiude la cappella mortuaria e recitato l’Eterno riposo. Nel silenzio di un camposanto vuoto e bollente di sole.Poi il pranzo in un ristorante che si chiama "Nuova cucina organizzata" gestito dalla cooperativa sociale "Agropoli", a tavola servono ragazzi con disabilità mentali. Sorrisi, vino bianco fresco e tristi sensazioni: «Nessuno, tra chi dovrebbe e potrebbe, fa ancora nulla di concreto – ripete sconsolato Patriciello –. Nemmeno con l’attenzione mediatica innescata da Avvenire».Ancora prima, alle undici, si era camminato dalla parrocchia fino al Comune. Un centinaio di parrocchiani trascinavano pneumatici con cartelli appesi al collo. Tanti bimbi con piccoli striscioni, uno slogan su tutti: «Vogliamo vivere. Basta roghi». Non voleva essere una specie di sfida, piuttosto una sensibilizzazione: quegli pneumatici trascinati erano accatastati a trenta metri dalla parrocchia da un mese e mezzo. La gente li aveva lasciati sotto la sede comunale, e – da lì sì – dieci minuti dopo erano già stati portati via.Di ritorno in parrocchia, nel pomeriggio, la scena lungo la strada si fa surreale. Un gregge di pecore pascola placidamente sotto uno snodo stradale della Nola-Villa Literno (fra Caivano e Succivo) trasformato in discarica: brucano tutto tranne l’erba, perché non ce n’è. Rosicchiano immondizia, plastica, gomma.Ancora quattro chiacchiere, una volta arrivati sul sagrato della chiesa. Qualcuno, intorno, passa e ripassa e ripassa ancora in motorino... «Da un po’ di giorni – raccontava la mattina un parrocchiano – si vedono le stesse facce sostare spesso fuori dalla cancellata della chiesa». Intanto si discute della «speranza che qualcosa qui possa cambiare davvero e presto». Poi i saluti, ma mezz’ora dopo il fotografo Mauro Pagnano – con noi fin dalla mattina insieme ad Augusto Albo, anch’egli impegnato in questa battaglia – lancia l’allarme: «Hanno acceso un rogo quasi attaccato alla parrocchia, correte». Sì, fuoco e fumo nero, denso, a quattro passi. Puzza feroce. Dalla porta della chiesa s’intravede il crocifisso. Padre Maurizio ha quasi le lacrime agli occhi. Prega sottovoce. Arrivano i vigili del fuoco. Ma sì, dev’essere stata solo coincidenza che qualcuno passasse e ripassasse e ripassasse ancora su quei motorini, in una giornata così.
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