venerdì 1 aprile 2016
​Fonti di sicurezza citati dal giornale ufficiale: il giovane ricercatore era seguito dagli apparati egiziani prima del suo rapimento al Cairo. Martedì prosssimo il vertice tra inquirenti a Roma.
Ammissioni dall'Egitto: Regeni «era spiato»
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​Per la prima volta, il Cairo in qualche modo ha ammesso quanto a molti era già chiaro: gli apparati egiziani seguivano Giulio Regeni prima del suo rapimento al Cairo concluso con la morte sotto tortura.L'ammissione è venuta da "fonti della sicurezza" citate dal quotidiano 'statale' Al Akhbar in vista del cruciale incontro fra investigatori italiani ed egiziani di martedì prossimo a Roma: una riunione che dovrebbe dare una svolta a un caso che sta mettendo a repentaglio i rapporti tra Italia ed Egitto, geopoliticamente strategici ed economicamente miliardari. Nell'"esaustivo dossier" che verrà consegnato nella sede della Criminalpol all'Anagnina il 5 aprile ci sono "molti documenti einformazioni importanti" tra cui "foto" e "tutte le indagini su Regeni dal suo arrivo al Cairo fino alla sua scomparsa", scrive il giornale. Oggetto dell'indagine sono stati "gli innumerevoli rapporti, i segreti dei suoi incontri con i lavoratori e i responsabili di alcuni sindacati sui quali" Regeni "conduceva ricerche e studi", si limita ad aggiungere il giornale. Non è chiaro quindi che branca della tentacolare struttura di apparatiegiziani stesse monitorando il giovane ricercatore friulano proveniente da Cambridge e troppo attento allo scomodo mondo degli ambulanti e dei sindacati indipendenti. Ma la formulazione lascia escludere che nelle carte egiziane ci sia solo il foglietto che si compila prima di comprare il visto all'aeroporto del Cairo dopo l'atterraggio.Servizi segreti o meno, più 'calda' appare un'altra pista evocata dalle fonti di Al Akhbar: quella della banda di rapinatori uccisi il cui capo era in possesso del passaporto di Regeni secondo quanto avrebbe riferito sotto interrogatorio la sorella, nella cui casa è stato rinvenuto il documento la settimana scorsa. A Roma sono in arrivo "informazioniimportanti", scrive il giornale senza azzardare ipotesi su un possibile passo verso la verità: scoprire come il capobanda sia venuto in possesso del passaporto. Nel dossier, il ministero dell'Interno egiziano formulerebbe ipotesi o almeno "previsioni" sul caso e comunque verrà incontro a una delle richieste italiane fornendo le "deposizioni dettagliate" degli amici diRegeni "sugli spostamenti durante i suoi ultimi giorni al Cairo".A margine di un vertice appena svoltosi tra il pm Sergio Colaiocco, titolare del fascicolo su Regeni, e il team di investigatori di Ros e Sco rientrati dal Cairo si è appreso che agli inquirenti egiziani verranno chiesti tabulati telefonici e il traffico di celle di una decina di persone tra cui amici e conoscenti di Regeni proprio per ricostruire i suoi spostamenti nei giorni precedenti la scomparsa avvenuta il 25 gennaio.Che l'incontro ormai confermato sia cruciale è suggerito dall'informativa urgente sul caso Regeni che verrà data alla Camera dei deputati dal ministro degli Affari esteri, Paolo Gentiloni. Ma la ricerca della verità resta difficile o spinosa per il Cairo perchè - come evocato dai presidenti della Commissione Esteri del Senato e della Camera, Pier Ferdinando Casini e Fabrizio Cicchitto - una delle ipotesi è che si stia dando la caccia ad apparati egiziani deviati.
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