martedì 2 novembre 2021
L'ex assistente sociale in pensione, i fratelli che seguono l'esempio della madre, la coppia. Al convegno del Movimento per la Vita, gli incontri con chi ha fatto della difesa della vita una missione
La platea nel teatro della nave Msc Magnifica dove si svolge il convegno

La platea nel teatro della nave Msc Magnifica dove si svolge il convegno

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C’è chi lo fa da sempre, chi ci è appena arrivato, chi il servizio alla vita se lo è trovato in famiglia. Le storie dei volontari nel Movimento per la Vita sono lo specchio di un’Italia prodiga di fatti, quanto sobria nel farli conoscere. Ma in tempi nei quali romba la grancassa della propaganda libertaria che sembra piallare ogni altra presenza è bene sottrarli al loro riserbo. E fargli spiegare cosa fanno.

Ascoltando le voci incrociate tra i 400 del convegno navigante del Movimento per la Vita, salpato in nave da Monfalcone dove tornerà domani alla fine dell’edizione 2021 dell’annuale incontro di volontari da tutta Italia, si realizza che l’impegno del MpV oggi segue sostanzialmente tre direzioni: incontrare i giovani sul loro terreno esistenziale e comunicativo, farsi carico della solitudine e della sofferenza lancinante delle donne (chi parlava di "questione femminile"?), proporre percorsi di impegno e generosità alla portata di tutti ma allo stesso tempo esigenti. Perché ora che l’aborto viene contrabbandato come "diritto" e "libertà" chi sul campo sa che è vero tutt’altro, sperimenta la fatica di sentirsi incompreso. E sorride lo stesso.

Antonella Perissinotti Bisoni, Reggio Calabria

Antonella Perissinotti Bisoni, Reggio Calabria - Ognibene

Come Antonella Perissinotti Busoni, ex assistente sociale di Reggio Calabria, ora in pensione, che va nelle scuole «per dialogare con i ragazzi sull’affettività, la fecondità, l’aborto, trovando molta attenzione ma anche dure contrapposizioni». Intanto il Centro aiuto alla Vita reggino si è guadagnato la fiducia del Consultorio pubblico ottenendo uno sportello per mettersi a disposizione delle donne. A Cesena c’è il Cav diretto da Stefania Santarelli, 53enne impiegata part-time che dedica l’altra metà della giornata a «costruire legami con le istituzioni: nel reparto di Ginecologia il primario capisce il nostro servizio e insieme alle infermiere indirizza a noi le situazioni più complesse». Con lei in nave c’è Palma Lucchi, responsabile della Casa di accoglienza, che aiuta madri «abusate, vittime di tratta, impaurite, che arrivano in gravidanza o con i loro piccoli. Non è affatto facile vincerne la diffidenza, ma noi mostriamo loro che ci prendiamo cura di tutte, fin nelle cose più spicciole». Un’attitudine a farsi carico degli altri che Palma ha sperimentato col marito Rino Berlini: 4 figli loro e, nel tempo, 8 in affido. Un mondo in una Casa.

Stefania Santarelli, Rino Berlini e Palma Lucchi, Cesena

Stefania Santarelli, Rino Berlini e Palma Lucchi, Cesena - Ognibene

Esperta di dialogo è Elena Caucino, 69 anni, alla guida del Cav di Biella. «Parlo con le donne in crisi per una maternità e si rendono conto che nel loro grembo c’è un figlio: una certezza che resta come un seme, anche se la loro scelta sarà un’altra». Ma non le vengano a raccontare storie. «Abortiscono perché sono povere, sole, schiacciate da un’esistenza che sembra insostenibile: altro che libertà... Chi si prende cura di loro?». Il suo sguardo è già una risposta.

Elena Caucino col marito Gentile, Biella

Elena Caucino col marito Gentile, Biella - Ognibene

La stessa che si coglie in chi al Centro aiuto alla Vita dedica "solo" due ore la settimana, ma con una tenerezza che commuove: «Vado a dare una mano a scegliere tra i vestitini donati dalla gente quelli migliori, abbino i calzini, un lavoro umile – racconta Maria Luisa Noti, neo-pensionata di Monselice – ma penso basti poco a far sentire attese le mamme: anche solo un sorriso». Di piccoli servizi sono specialisti Matteo e Damiano Tarini, 19enne studente di Scienze motorie a Perugia il primo, 18 anni il fratello a fine superiori. È la mamma, direttrice del Cav di Pisa, che li fa trottare per consegne di passeggini e spese a casa di famiglie bisognose. E loro? Felici di dare una mano, tanto da venire al Convegno con la madre: «Colpisce l’impegno che ci mette, è naturale aiutarla».

Damiano e Matteo Tarini, Pisa

Damiano e Matteo Tarini, Pisa - Ognibene

Anzitutto ai giovani si rivolge il servizio Sos Vita (11 volontari per rispondere al numero verde e 8 attivi in chat) che in tre anni ha raccolto 7.529 telefonate di ragazze e giovani donne in cerca di informazioni su aborto, maternità, le pillole dei vari giorni dopo, ma anche solo di una spalla su cui piangere a distanza, protette dall’anonimato. A coordinare i volontari Lara Morandi, 40enne assistente sociale del Cav di Firenze: «Nei servizi telefonico e digitale c’è un’utenza opposta ai Centri: qui perlopiù straniere, lì quasi solo italiane. E molto giovani. Con loro è determinante creare un clima di fiducia, agganciarle con l’ascolto, vuotare la testa da giudizi e consigli non richiesti. Solo così può nascere quell’empatia che ci permette di aprir loro il contatto con il Cav più vicino».

Lara Morandi, Firenze

Lara Morandi, Firenze - Ognibene

Chiara Medici, Firenze

Chiara Medici, Firenze - Ognibene

Da questo clima di ascolto è nato al Cav di Firenze il nuovo servizio di corsi pre-parto, seguito da Chiara Medici, 33 anni, ostetrica: «Stiamo imparando ad andare oltre la presenza tradizionale» comunque garantita da gente come i coniugi Pina e Angelo Scuderi, Cav di Treviso. Insegnante di lettere in pensione, lui propone ai liceali scrittura e teatro sul tema della vita, lei ha trasferito la lunga esperienza di assistente sociale ai colloqui con le mamme. Volontariato coniugale.

Angelo e Pina Scuderi, Treviso

Angelo e Pina Scuderi, Treviso - Ognibene

Tra chi risponde al numero verde di Sos Vita una giovane madre di famiglia veneta, che preferisce tutelare la sua non riconoscibilità. «Quante lacrime raccolgo, l’incertezza sul da farsi, la disperazione di sentirsi abbandonate, senza scelta. È libertà questa? Noi condividiamo la loro solitudine, il dolore». Dodici ore col telefono in tasca, dal lunedì al venerdì, sempre pronta ad affrontare qualunque storia. Perché lo fa? «Perché spero che i miei figli quando avranno bisogno possano trovare chi li aiuta. L’amore cammina: mettiamolo nel mondo».

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