giovedì 11 maggio 2023
Tre episodi in pochi giorni con gruppi pro-aborto che hanno cercato di impedire ai volontari di esprimere pacificamente le loro idee
Lo striscione esposto sabato 6 maggio alla manifestazione di Ancona

Lo striscione esposto sabato 6 maggio alla manifestazione di Ancona - .

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C’è un preoccupante clima di intolleranza ultimamente nei confronti di quanti si impegnano sul rispetto del diritto alla vita. In pochi giorni tre episodi segnalati dai volontari di alcuni Centri di aiuto alla Vita marchigiani: il 21 e 22 aprile, a Macerata e Loreto, si sono verificati momenti di tensione in occasione di iniziative del Cav di Loreto. Il 6 maggio, inoltre, a margine della manifestazione di "Non una di meno" nel capoluogo marchigiano, i volontari Cav hanno segnalato di non avere fatto in tempo nemmeno a srotolare uno striscione, che sono stati accerchiati e respinti da attivisti dell’organizzazione promotrice, al punto da essere costretti ad allontanarsi protetti dalle forze dell’ordine.

Un clima che si sta surriscaldando: da una parte la posizione di chi sostiene che le Marche siano una regione con una delle percentuali più basse di aborti per una diffusa obiezione di coscienza; dall’altra l’esperienza dei Cav, ma anche del Centro regionale di Diagnosi prenatale di secondo livello, che testimonia come un serio e adeguato progetto di accompagnamento alle donne in maternità riesca a scongiurare una percentuale significativa di interruzioni.

"Non una di meno" sostiene che le obiezioni si attestino sull’80%. Dopo gli episodi di fine aprile, la manifestazione del 6 maggio doveva partire dall’ex quartiere fieristico, in zona portuale, per snodarsi per le vie del centro, destinazione piazza Cavour, la maggiore piazza di Ancona. Secondo Roberto Festa, medico di famiglia e responsabile Cav di Loreto, la presenza dei volontari era stata segnalata almeno due settimane prima sia alla Questura che all’organizzazione del corteo. «Una pacifica risposta a quanto era successo il 21 e 22 aprile – commenta Festa –. Si chiedeva la possibilità di una testimonianza, nello stile del dialogo rispettoso. Non c’è stato nulla da fare».

Il Cav sottolinea che a Macerata 15 giorni prima aveva dovuto attendere parecchio prima che i manifestanti liberassero l’aula della Biblioteca statale dove era prevista una conferenza sulla maternità. Il 22 aprile poi a Loreto avevano subìto addirittura l'incursione di "Non una di meno" alla presenza del vescovo Marconi.

Recentemente Alessandro Cecchi, responsabile del Centro regionale di Diagnosi prenatale di secondo livello, che ha sede proprio a Loreto, aveva citato ad Avvenire gli interessanti risultati di questi anni di intensa attività: «Le previsioni della legge devono essere garantite tutte – aveva affermato –, noi tocchiamo con mano il fatto che quando c’è un accompagnamento sociale e sanitario della donna in gravidanza e in difficoltà questo percorso riesce a ridurre in modo significativo le decisioni che porterebbero all’aborto. La nostra esperienza è che rompendo la solitudine, si modificano le ragioni che portano a queste scelte».

Da segnalare inoltre la posizione del coordinatore marchigiano del Popolo della Famiglia, Fabio Sebastianelli, secondo cui non si può parlare di diritti a senso unico. Accanto al diritto di manifestare per quello che il Papa in Ungheria ha definito «un insensato “diritto all’aborto”, che è sempre una tragica sconfitta», c’è anche quello di sostenere la posizione contraria: il diritto di ogni bambino a vivere.

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