giovedì 10 novembre 2022
Dall'organizzazione che unisce 122 associazioni mediche nazionali per 10 milioni di camici bianchi una posizione contraria a tutte le forme di morte volontaria e la richiesta di cure di fine vita
L'Associazione medica mondiale: fermo "no" a eutanasia e suicidio assistito
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«La fase di fine vita deve essere riconosciuta e rispettata come una parte importante della vita di una persona». Lo mette nero su bianco la World medical association, che coordina 122 associazioni mediche nazionali in rappresentanza di 10 milioni di medici in tutto il mondo. Nella recente assemblea generale a Berlino, la Wma ha affrontato la domanda che sta interrogando la professione medica in tutto il mondo: quale posizione assumere rispetto ai progetti di legalizzazione delle diverse pratiche di “morte a richiesta” all’esame dei parlamenti di mezzo mondo? La risposta non lascia molti dubbi: l’Associazione medica mondiale «rimane fermamente contraria all’eutanasia e al suicidio assistito». Nella stessa nota che dichiara l’inconciliabilità della professione con il dare la morte a un paziente si afferma che l’assistenza nel fine vita deve tener conto degli «aspetti fisici, psicologici, sociali, spirituali ed esistenziali» del malato in condizioni estreme, rispetto al quale il compito inderogabile del medico è garantire «un’assistenza medica di qualità». La condizione perché questo accada è la formazione degli operatori sanitari, che «dovrebbe includere l’insegnamento delle cure di fine vita». Conclusione: la Wma raccomanda alle associazioni mediche nazionali che si oppongano a «leggi o regolamenti che limitano indebitamente i medici dal fornire un trattamento intensivo e clinicamente valido dei sintomi di fine vita in conformità con le buone pratiche». Più chiaro di così...

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