giovedì 11 febbraio 2021
Prodotte nell'enclave in una clinica di Medici Senza Frontiere con tecnologia locale, sono indispensabili per il processo di guarigione. Tra i curati anche alcuni bambini
Ahmed Al-Deeb, adolescente di Gaza con gravi ustioni al viso, ha provato questa settimana la sua maschera terapeutica

Ahmed Al-Deeb, adolescente di Gaza con gravi ustioni al viso, ha provato questa settimana la sua maschera terapeutica - Reuters

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Era lo scorso marzo: Ahmed Al-Natour stava lavorando nella sua bancarella di scarpe del mercato di Gaza quando è scoppiato un incendio in un panificio lì vicino. Il fuoco ha travolto lui e una trentina di altre persone che stavano facendo compere. Sono morti in 25. Altri hanno subito gravi ustioni su tutto il corpo. Lui ne è uscito con il viso deturpato. Ahmed ha trascorso lunghi mesi in ospedale. Adesso, tornato a casa, può ricominciare a vivere normalmente grazie a una maschera trasparente terapeutica che, per la prima volta, viene prodotta localmente. Utilizzando uno scanner 3D di una clinica di Medici Senza Frontiere e una stampante 3D di proprietà di un'azienda di Gaza, un gruppo di specialisti è riuscito a produrre queste maschere compressive per le vittime di ustioni facciali: uno strumento necessario per la guarigione e per i successivi interventi di chirurgia ricostruttiva.

Gli ultimi aggiustamenti alla maschera terapeutica nella clinica di Gaza

Gli ultimi aggiustamenti alla maschera terapeutica nella clinica di Gaza - Reuters


Le maschere trasparenti sono realizzate con materiali plastici solidi importati dalla Francia: aiutano ad ammorbidire i tessuti e prevenire infezioni o complicazioni come le cicatrici. “Mi sento a mio agio quando lo indosso, e rilassa il viso - ha raccontato Al-Natour, indossando la maschera che viene fissata con cinghie elastiche -. È facile da usare, e posso andare a fare la spesa mentre la porto”.

Ahmed al-Natour, palestinese di 34 anni rimasto gravemente ustionato in un incendio l'anno scorso, prova la sua maschera tenendo suo figlio in braccio in casa, a Gaza

Ahmed al-Natour, palestinese di 34 anni rimasto gravemente ustionato in un incendio l'anno scorso, prova la sua maschera tenendo suo figlio in braccio in casa, a Gaza - Reuters


In passato, le maschere 3D erano disponibili per i pazienti ustionati di Gaza solo quando si recavano in Giordania per la chirurgia ricostruttiva. Le restrizioni ai viaggi per il coronavirus hanno reso difficili questi spostamenti: solo due pazienti della Striscia hanno potuto fare il viaggio nel 2020, mentre erano stati 25 del 2019.

Uno scanner della clinica di Medici Senza Frontiere elabora la maschera terapeutica

Uno scanner della clinica di Medici Senza Frontiere elabora la maschera terapeutica - Reuters


Abed El-Hamid Qaradaya, responsabile delle attività di fisioterapia di Medici Senza Frontiere a Gaza, ha spiegato che maschere hanno fatto una grande differenza per alcuni pazienti. "Abbiamo realizzato maschere per il viso per 23 pazienti dalla metà del 2020 e hanno contribuito a trasformare le loro vite". Molte sono state destinate a bambini e ragazzini ustionati: li attende un lungo percorso, ma possono ricominciare a sorridere

La maschera terapeutica appena prodotta dalla stampante 3D di una fabbrica di Gaza

La maschera terapeutica appena prodotta dalla stampante 3D di una fabbrica di Gaza - Reuters

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