martedì 29 aprile 2025
La testimonianza da donna di scienza e di fede di Ornella Parolini, responsabile scientifica di Casa Sollievo della Sofferenza a San Giovanni Rotondo e pioniera delle cellule staminali della placenta
Ornella Parolini con papa Francesco

Ornella Parolini con papa Francesco

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Da gennaio Ornella Parolini è il direttore scientifico dell’Ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo (Foggia), un Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) dove l’assistenza sanitaria si coniuga con la ricerca al più alto livello, nel solco dei valori etici della Chiesa (è proprietà della Santa Sede). La professoressa Parolini è anche docente di Biologia applicata presso la Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma. In questa veste ha potuto incontrare papa Francesco in occasione delle celebrazioni del 60° anniversario della facoltà, nel novembre 2021.

«Pensando a papa Francesco – osserva oggi Ornella Parolini – mi è caro ricordare un tema che ripeteva in vari ambiti, ma anche in quello della ricerca scientifica, e che ho sempre cercato di tenere come mia rotta nell’attività di ricerca: la responsabilità. Responsabilità sia nell’operare, sia nel comunicare. All’insegna del principio espresso più volte dal Papa: “Non tutto ciò che la tecnica può fare è lecito per l’etica”». Ma quello del 2021 non è stato il primo incontro della professoressa Parolini con papa Francesco.

«Nell’ottobre 2013 – rievoca – fui invitata dal cardinale Peter Turkson, allora presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, a un incontro in Vaticano dedicato al 50° anniversario dell’enciclica Pacem in terris di papa Giovanni XXIII. Il mio contributo riguardava la tematica del ruolo della scienza per la realizzazione della pace». All’epoca Ornella Parolini era “solo” direttrice del Centro di ricerca “Eugenia Menni” della Fondazione Poliambulanza di Brescia (incarico che mantiene tuttora). Gli studi del suo team portarono alla scoperta dell’esistenza delle cellule staminali della placenta e delle loro importanti potenzialità nel campo della medicina rigenerativa. Al termine dei lavori della conferenza, tutti i relatori furono ricevuti dal Papa: «Mi piace ricordare che lo incontrai per un tema così caro a Francesco come quello della pace. Ma non dimentico nemmeno che, mentre ero in fila per salutarlo, ero in imbarazzo su cosa dirgli o chiedergli. Rendendomi conto del dono grande che ricevevo nell’incontrarlo, ero però dispiaciuta dal fatto che il mio gruppo di ricerca non fosse lì con me».

Di qui l’idea per la domanda: «Pensai di avere qualcosa da riferire anche a loro e gli chiesi appunto che messaggio potessi portare ai colleghi del mio gruppo di ricerca. E il Papa mi rispose di riferire: «“Ha detto il Papa: lavorate bene”». «Nella sua semplicità, come era solito fare – osserva ancora Parolini –, la frase toccava il cuore, e la mia emozione fu tanta. Lavorare bene era sempre stato il mio obiettivo nella mia lunga esperienza all’estero precedente, in quella in Italia, ma da quel giorno diventava un mandato non solo per me, ma anche per i gruppo e i gruppi di lavoro che avrei coordinato». Lavorare bene e con responsabilità è ancora più importante oggi: «Penso al nuovo incarico di direttore scientifico dell’Irccs Casa Sollievo della Sofferenza, dove l’anima della cura e della ricerca si intrecciano e hanno senso quando si lavora bene e si lavora per il bene».

Ascoltando il magistero di papa Francesco, Parolini ha trovato la conferma di un percorso: «Faccio mie le parole chiave di alcuni suoi discorsi applicati alla ricerca: servizio, condivisione, collaborazione, conoscenza, competenza, responsabilità, onestà, speranza, umiltà». Il ruolo della ricerca scientifica infatti è «sviluppare il desiderio di conoscenza tipico di ogni uomo. Fare ricerca in ambito medico è avere sete di conoscenza per fare il bene del malato. E il Papa ha richiamato spesso in vari ambiti, e anche in quello della ricerca, che il bene della ricerca non deve essere per pochi ma per tutti, e che la ricerca deve essere basata sulla condivisione dei risultati, sulla costruzioni di reti». Un altro tema importante, che caratterizza ormai tutta la ricerca scientifica contemporanea, è il lavoro di squadra: «Lo scienziato – osserva Parolini – non può essere da solo. Solamente dalla condivisione delle idee, dei risultati, risulterà una conoscenza fondata, una credibilità e speranza vera».

Così come accurata deve essere la comunicazione: «Se non basata sulla conoscenza approfondita e condivisa genera, come purtroppo spesso accade, confusione o addirittura illusione, e allora manca di onestà». « Integrità, rigore scientifico, servizio al bene comune – sottolinea Parolini – hanno sempre guidato il mio operato. Ma lavorare in un ente cattolico dà a questi valori una cornice più ampia, è un richiamo ancora più forte a motivare tutti i ricercatori non solo a produrre conoscenza ma metterla a servizio della vita, della dignità umana, della giustizia». E rende consapevoli, «per usare un’espressione di papa Francesco – conclude Ornella Parolini –, che “scienza e fede sono in armonia, confrontandosi con lealtà e umiltà”».

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