giovedì 5 marzo 2020
La «Roma Call for an AI Ethics» firmata in Vaticano da alcune aziende protagoniste dello sviluppo degli algoritmi e promossa dalla Pontificia Accademia per la Vita è una "magna charta" del digitale.
Intelligenza artificiale, perché ora serve un’etica globale

ANSA

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Su un palco dominato dalla scritta renAIssance (gioco di parole tra rinascimento e intelligenza artificiale-AI) è stata firmata la «Roma Call for an AI Ethics». Una chiamata aperta che parte dalla Pontifica Accademia della Vita e che, coinvolgendo industrie, società civile e istituzioni politiche, mira a sostenere un approccio etico e umanistico all’Intelligenza Artificiale. Il testo della Call è in tre parti: etica, educazione e diritti, ed è disponibile su un apposito sito web.

Padre Paolo Benanti

Padre Paolo Benanti - Agenzia Romano Siciliani


Per l’etica il testo prende il via dalla considerazione che «tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza», come riporta l’articolo 1 della Dichiarazione universale dei Diritti umani. A partire da questo caposaldo – sorta di grammatica condivisa in una comunità globale e plurale – nascono le prime condizioni fondamentali di cui deve godere la persona, libertà e dignità, che devono essere protette e garantite nella produzione e nell’uso dei sistemi di intelligenza artificiale. Le sfide etiche divengono quindi sfide educative. Trasformare il mondo attraverso l’innovazione dell’IA significa impegnarsi a costruire un futuro per e con le giovani generazioni. Questo impegno deve tradursi in un impegno per l’istruzione, sviluppando programmi di studio che approfondiscano le diverse discipline, dalle umanistiche alle scientifiche alle tecnologiche. Perché le istanze etiche e l’urgenza educativa non rimanga una mera voce la Call delinea alcuni elementi per generare una nuova stagione del diritto.
Progettare e pianificare sistemi di intelligenza artificiale di cui ci si possa fidare implica promuovere l’implementazione di modalità etiche che sappiano arrivare fin nel cuore degli algoritmi, il motore dei sistemi digitali. Per far ciò la Call parla di "algor-etica", ovvero di princìpi che, espressi da chi sviluppa questi sistemi, diventino operativi nell’esecuzione dei software. Vengono così elencati i primi princìpi algor-etici che si riconoscono come fondamentali per un corretto sviluppo di IA.
Trasparenza: in linea di principio i sistemi di AI devono essere comprensibili. Inclusione: devono essere prese in considerazione le esigenze di tutti gli esseri umani in modo che tutti possano beneficiare e che a tutti gli individui possano essere offerte le migliori condizioni possibili per esprimersi e svilupparsi. Responsabilità: coloro che progettano e implementano soluzioni di IA devono procedere con responsabilità e trasparenza. Imparzialità: non creare o agire secondo il pregiudizio, salvaguardando così l’equità e la dignità umana. Affidabilità: i sistemi di IA devono essere in grado di funzionare in modo affidabile. Sicurezza e privacy: i sistemi di IA devono funzionare in modo sicuro e rispettare la privacy degli utenti.
Ludwig Wittgenstein, nel Tractatus Logico-Philosophicus, scriveva che «i confini del mio linguaggio sono i confini del mio mondo». Parafrasandolo, possiamo dire che per non rimanere esclusi dal mondo delle macchine, e perché non si realizzi un mondo algoritmico privo di significati umani, dobbiamo espandere il nostro linguaggio etico affinché contamini e determini il funzionamento dei sistemi "intelligenti". L’innovazione mai come oggi ha bisogno di una ricca comprensione antropologica per trasformarsi in autentica sorgente di sviluppo umano.

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