mercoledì 23 febbraio 2022
La maggioranza che sostiene il presidente Macron strappa la riforma dopo un lungo braccio di ferro. Estesa alle ostetriche la facoltà di praticare aborti, "salva" l'obiezione di coscienza dei medici
L'Assemblea nazionale di Parigi

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Alla fine, per via del bicameralismo asimmetrico alla francese, la ferma opposizione del Senato non ha potuto evitare ciò che ieri diverse associazioni transalpine hanno subito additato come un nuovo strappo bioetico dell'era Macron. L'Assemblea nazionale di Parigi, non tenendo conto di ben 3 bocciature di fila dei senatori, ha approvato mercoledì 23 febbraio il testo di legge che allunga il limite massimo per praticare l'aborto a 14 settimane, contro le 12 fin qui in vigore. In un'aula con larghi vuoti, il testo è stato varato con 135 voti a favore, 47 contrari e 9 astenuti.

Fin dall'inizio grande scetticismo attorno al testo, compreso quello del presidente Emmanuel Macron che a titolo personale si era detto contrario. Ma le truppe parlamentari della maggioranza, in buona parte ex socialisti, hanno difeso a spada tratta il testo, presentato come «progressista», con il seguente argomento: permettere di evitare in futuro i viaggi all'estero delle francesi decise ad abortire oltre le 12 settimane.

Estremamente controverso e contestato pure il via libera offerto dal testo alle ostetriche per praticare l'aborto per isterosuzione (aspirazione). È stato invece bocciato un articolo che mirava persino a sopprimere il diritto dei medici all'obiezione di coscienza.

Varato agli sgoccioli della legislatura, il testo è stato promosso ostinatamente dai parlamentari ex socialisti saliti sul carro macroniano, pronti a presentare al proprio elettorato un risultato "progressista" del quinquennio.

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