martedì 7 giugno 2022
Trasparenza e legalità: da monsignor Attilio Nostro una lettera con le indicazioni spirituali ma anche organizzative e pratiche per rendere le manifestazioni religiose una testimonianza di vera fede
Una processione durante una festa patronale. E' l'immagine scelta dal sito www.diocesimileto.it per illustrare la lettera del vescovo

Una processione durante una festa patronale. E' l'immagine scelta dal sito www.diocesimileto.it per illustrare la lettera del vescovo

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Le feste patronali sono una «bellissima esperienza tipica della nostra terra, anche se non mancano i motivi di apprensione e fatica». Mentre la ripresa di tutte le attività e iniziative pubbliche rende nuovamente possibile la celebrazione delle tradizioni cristiane che appartengono all’identità di ogni paese, il vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea Attilio Nostro scrive un’appassionata lettera a tutti i parroci mettendosi nei loro panni – è stato a lungo parroco anche lui, in diocesi di Roma, prima di essere nominato da Francesco pochi mesi fa alla guida della diocesi calabrese – e chiedendo in modo esplicito alcune attenzioni nell’organizzare le celebrazioni patronali.

Il vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea monsignor Attilio Nostro

Il vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea monsignor Attilio Nostro - Da www.diocesimileto.it

Nostro chiede anzitutto di porre «molta attenzione al tema della gratuità perché è lì che si “gioca” la partita più delicata e drammatica», specificando che «dai vostri fornitori» va pretesa «una fatturazione totalmente trasparente, anche per piccoli importi. Il grande tema della legalità (accolta pienamente da Cristo) – aggiunge il vescovo – si avvale di piccoli significativi gesti, imprescindibili e rappresentativi della nostra appartenenza alla società civile. Per questo vi parlo di gratuità: andare casa per casa a raccogliere soldi non fa per noi (e di fatto non lo facciamo) ma recarsi a visitare di persona i parrocchiani, soprattutto se anziani o malati, per invitarli alla festa patronale è un’occasione per creare il giusto clima nel quale realizzare queste iniziative».
A chi ha la responsabilità pastorale della parrocchia spetta di vigilare che nelle feste popolari non entri il male: «E dove mai potrebbe fare ingresso il male, se non dove regna Mammona?». E se è fondamentale il coinvolgimento dei laici «valorizzando anche le loro professionalità, le loro competenze e la loro disponibilità», il vescovo avverte «però di non delegare totalmente la festa patronale a comitati pur validi, ma che hanno bisogno sempre del pastore che li guidi, li tuteli e li aiuti nel discernimento del bene. Molti di questi comitati hanno bisogno di crescere insieme a voi, e senza di voi difficilmente cresceranno nella comunione e nella condivisione di una responsabilità spesso gravosa, ma mai delegabile del tutto, dato che siete i primi referenti, i primi responsabili delle scelte nel territorio delle vostre parrocchie». Poi «un suggerimento, anzi una richiesta esplicita: nell’organizzazione di un evento così complesso cercate di favorire, prima di ogni altra opzione, il coinvolgimento del Consiglio per gli Affari economici della parrocchia. Questo organismo nasce proprio a tutela della vostra credibilità, del vostro buon nome e opera all’insegna della trasparenza fiscale, amministrativa e legale: non tralasciate questa opportunità a vostra garanzia». Per ogni dubbio o necessità monsignor Nostro mette a disposizione le strutture della Curia diocesana e se stesso: «Aiutatevi e sostenetevi a vicenda, cari confratelli, confrontandovi tra voi e con me che sono a vostro servizio e a servizio delle vostre comunità», perché «è bene che questa avventura non la affrontiate da soli». Un appello che si unisce all’esortazione a «vigilare sempre su voi stessi e sui fratelli».
Ai criteri per una gestione trasparente il vescovo antepone però la sottolineatura forte dei contenuti religiosi e spirituali delle feste patronali, grandi occasioni di evangelizzazione: «L’organizzazione pratica – spiega infatti Nostro – sembrerà a volte prendere il sopravvento sulle cadenze pastorali e spirituali, ma sta a noi imparare anche dagli eventuali errori e fare sempre meglio. Al centro di tutto ci sia la preghiera comunitaria ad animare la preparazione delle feste, aiutandovi fraternamente tra voi sacerdoti soprattutto per organizzare le celebrazioni comunitarie del Sacramento della Misericordia. Una comunità cristiana che riesce a fare tutto in Grazia di Dio aiuta ad avere sentimenti di autentica conversione e di vera fraternità. Questa è la testimonianza che il mondo si attende da noi». A tutti i protagonisti di una festa patronale va garantita una formazione adeguata, spiega monsignor Nostro ricordando le feste della sua infanzia a Palmi, con il papà primo devoto – e miracolato – del santo patrono (san Rocco): «Seguendo lui ho visto il sudore della sua enorme fatica ma anche le tante preghiere e lacrime non soltanto sue, ma di un intero popolo che insieme al Santo esprimeva il desiderio di seguire Cristo nella sua capacità di amare e perdonare».
La testimonianza che può offrire una comunità celebrando la festa del suo patrono o della Madonna è potenzialmente di grande impatto: «Tutti noi siamo chiamati alla santità – conclude il vescovo di Mileto – ma spesso ce ne dimentichiamo. Per grazia abbiamo i santi a ricordarci che il nostro cuore è un pezzo di Cielo, un pezzo del cuore del Padre che ci invita ad amare con tutto noi stessi, se davvero vogliamo essere felici».

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