mercoledì 24 novembre 2021
Sul caso del 43enne tetraplegico che ha chiesto il suicidio assistito interviene l'episcopato della sua regione. «La scelta di darsi la morte non è mai giustificabile»
I vescovi delle Marche: non lasciamo i malati nella solitudine
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«I vescovi delle Marche esprimono vicinanza e pregano per chi è nella sofferenza di ogni malattia o sta affrontando situazioni di dolore e di sofferenza». È un pensiero solidale ad aprire la breve nota dell’episcopato marchigiano (riunito a Roma insieme ai confratelli di tutta Italia nell’assemblea generale dei vescovi) sulla drammatica vicenda di "Mario", originario proprio delle Marche. I pastori della regione, prosegue la dichiarazione, «si rammaricano che ci sia chi nella sofferenza ritiene di rinunciare alla vita, scelta che ritengono di non poter mai condividere. Esortano a non perdere mai la speranza anche nella malattia e nei momenti più dolorosi, ricorrendo a tutti i mezzi che la medicina mette a disposizione per lenire il dolore. Ritengono che la scelta di darsi la morte non sia mai giustificabile e che compito di solidarietà sociale sia creare le condizioni affinché questo non avvenga mai, senza lasciare nessuno nella solitudine della sua malattia. La vita è un bene ricevuto che va sempre difeso e tutelato».
Martedì era intervenuto il direttore dell’Ufficio Cei per la Pastorale della salute, don Massimo Angelelli, affermando che «non è condivisibile ogni azione che vada contro la vita stessa, anche se liberamente scelta. La vita è un bene ricevuto, che va tutelato e difeso, in ogni sua condizione. Nessuno può essere chiamato a farsi portatore della morte altrui. La coscienza umana ce lo impedisce».

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