mercoledì 13 gennaio 2016
In media circa 3 italiani su 4, nei diversi rilevamenti, bocciano l’ipotesi di figli nell’unione. E anche sulla "stepchild adoption" restano contrari 6 italiani su 10.
IL GIURISTA «Con la stepchild adoption si cambia profilo alla famiglia»
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Favorevoli in larga percentuale all’idea di riconoscere le unioni civili fra persone dello stesso sesso, contrari a dare configurazione simil-matrimoniale a tale unione, ma contrari anche, a larga maggioranza a dare l’accesso all’adozione alle coppie gay. È questa la fotografia che tutti gli istituti di ricerca restituiscono circa l’orientamento degli italiani rispetto all’introduzione delle unioni civili. Con sfumature diverse ma che conducono alla stessa conclusione. Per Ipr Marketing, che ha condotto un dettagliato sondaggio per Il Mattino il 74 per cento dei cittadini favorevole al riconoscimento delle unioni, intese come coppie di fatto, si riduce al 46 per cento (contro il 40 di contrari) se si passa a parlare di unioni gay. Ma se si profila l’ipotesi adozione, a fronte di un 50 per cento favorevole per concederla alle coppie di fatto i sì si riducono al 15 per cento per le unioni gay. «Indice, questo - spiega Antonio Noto - di una posizione assolutamente trasversale per convinzione politica o fede religiosa». Una sorta di «divorzio tra la politica e la società reale», commentava il quotidiano napoletano nel presentare quei dati per certi versi sorprendenti. Ma per niente isolati. Anzi. Un altro sondaggio, condotto dall’istituto Piepoli per La Stampa registrava un pur sempre robusto 'no' alle adozioni pari al 73 per cento. «Se a tema fossero i figli e l’adozione - ragiona Nicola Piepoli la questione socialmente più sentita e diffusa sarebbe quella delle coppie di fatto, e si dovrebbe ragionare su quelle. Invece il dibattito è tutto incentrato su un diritto che si vorrebbe concedere, tra tante perplessità, a un’esigua minoranza, negandolo paradossalmente a una quota di italiani molto maggiore. Sulla quale, peraltro, i rilevamenti mostrano maggiore apertura, parlo degli italiani legati da un vincolo stabile eterosessuale che hanno deciso di non sposarsi».  Dati simili quelli rilevati dall’istituto Ferrari Nasi & Associati per il quotidiano Libero che registrano solo un 29 per cento di favorevoli alle unioni come simil matrimonio e all’ipotesi di adozione in esso contenuta, con un 51 per cento di favorevoli al riconoscimento delle unioni civili come istituto a sé e un 14 per cento decisamente contrario anche a questa seconda soluzione. Come si vede i risultati non differiscono granché in base all’orientamento dei diversi organi di stampa committenti. In questi mesi i rilevamenti registrano però una mag- giore apertura al riconoscimento delle unioni civili. Secondo recente rilevamento dell’istituto Ispo i favorevoli sono al 72 per cento, contro il 26 per cento di contrari. Anche se solo la metà della quota favorevole lo ritiene «molto opportuno », ossia una priorità. Mentre per il 37 per cento degli intervistati è solo «abbastanza opportuno». Il sondaggio porta alla stessa conclusione nella dicotomia fra unioni civili e matrimonio. «Nell’ultimo periodo - spiegaRenato Mannheimer, fondatore di Ispo - i favorevoli al riconoscimento delle unioni civili sono cresciuti del 30 per cento. Non poco. Ma la maggioranza resta contraria al simil matrimonio per i gay, e resta, soprattutto, una forte contrarietà all’adozione, anche fra i favorevoli alle unioni. La ragione? Credo perché di mezzo ci sono i bambini e gli italiani sono molto sensibili su questo».  Nel dibattito si inserisce, infine, un ultimo sondaggio di Ipsos sfornato ieri sera da Nando Pagnoncelli (per la trasmissione DiMartedì di Giovanni Floris su La7) che quindi tiene conto del dibattito di questi giorni sulla stepchild adoption, l’adozione del figlio del partner. Un’ipotesi di mediazione, autorevolmente caldeggiata da Matteo Renzi nella conferenza stampa di fine anno. Ma i contrari a questa soluzione restano al 55 per cento, e solo il 38 per cento sarebbero favorevoli, con un 7 per cento di indecisi. Se poi si tien conto che questa ipotesi prevista dal ddl Cirinnà - a detta dei giuristi - non basterebbe ad arginare l’utero in affitto e l’adozione tout court il dato diventa ancor più significativo vista la assoluta contrarietà degli italiani a tali ipotesi.
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