giovedì 2 luglio 2020
Il partito chiede ai cittadini il 2 per mille dell'Irpef attraverso un sito web che fa recensioni delle donne a pagamento
I Radicali Italiani sul sito che dà i voti alle escort

Ansa

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I Radicali Italiani se ne dicono «orgogliosi»: saranno il primo partito politico a promuovere la campagna per il 2 per mille su Escort Advisor, tristemente noto per essere il sito in cui gli “utenti” recensiscono le “qualità” delle donne a pagamento e le loro “abilità”. No, non è uno scherzo: la tesoriera dei Radicali Italiani, Giulia Crivellini, ha diffuso una nota stampa in cui racconta che, essendo questo il primo anno in cui il suo partito è ammesso alla ripartizione della quota sull’Irpef, considera il sito «una vetrina» e una «splendida opportunità per far conoscere ciò che facciamo».

Crivellini si riferisce alle «battaglie antiproibizioniste», comprese quelle per «la decriminalizzazione del lavoro sessuale», che secondo lei sono del tutto coerenti con la mission del sito che offre crediti pubblicitari gratuiti. Alcune considerazioni si impongono. La prima: Escort Advisor è la mecca dei guardoni, il suk delle donne–merce, ridotte a pezzi di corpo in funzione del cliente (in massima parte uomini, anche se c’è pure la sezione che recensisce «gigolò»). Come possa essere legale tutto questo se lo chiedono in tanti, compresa la senatrice 5 Stelle Alessandra Maiorino, che il 10 giugno ha confermato di aver presentato una denuncia contro il sito per favoreggiamento della prostituzione.

Seconda considerazione: i Radicali Italiani approfittano dell’ospitalità di un sito che misura le donne e ne dà i voti in base ale prestazioni, per finanziare, attraverso il 2 per mille del-l’Irpef dei cittadini, la loro battaglia per la «decriminalizzazione del lavoro sessuale e per riconoscere dignità e diritti di tutte le sex workers».

Ma di quale dignità parla il partito di Emma Bonino? A navigare (brevemente!) tra le pagine del sito la (pseudo) libertà femminile naufraga miseramente nel mare della volgarità, delle brame maschili, della «pesatura» delle donne come al mercato delle vacche: a qualità delle prestazione corrisponde un prezzo. Davvero qualcuno vuole difendere la «dignità» e l’«autodeterminazione» e i «diritti» delle «sex workers» («escort» suona perfino meglio), quando in realtà si tratta di schiavitù sessuale visto che con il denaro il cliente compra la sottomissione e il diritto di fare ciò che gli pare del corpo della donna? Di certo tra i due milioni di guardoni e avventori che ogni mese navigano sul sito di recensioni sessuali, qualcuno condividerà la «battaglia» dei Radicali Italiani, se non altro per mettersi a posto la coscienza. La maggioranza, c'è da scommetterci, semplicemente se ne infischia della dignità di chicchessia e pensano solo alla propria soddisfazione, senza farsi troppe domande sulla "autodeterminazione" delle donne che usano, come se quello delle escort fosse un lavoro come un altro. Proprio una bella compagnia.

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