
Per la sua diffusione, su scala globale, e per le gravi conseguenze che ha sulla salute pubblica e dell’individuo, c’è chi la chiama l’epidemia del secolo. L’obesità è una patologia che per l’Oms rappresenta la quinta causa di morte nel mondo e una delle principali emergenze sanitarie a livello planetario. Trattandosi di una condizione complessa, provocata da un insieme di fattori, è un fenomeno “epidemico” che gli studiosi paragonano a una malattia infettiva incontrollata. È un’emergenza sanitaria globale dalle forti ricadute anche economiche ma anche «il monumentale fallimento della società», come l’ha definita la ricercatrice Emmanuella Gadikou, coautrice di un importante studio internazionale pubblicato il mese scorso su Lancet che prevede come da qui al 2050 il mondo potrebbe assistere a un aumento del 121% dei giovani obesi mentre per gli adulti la proporzione potrebbe toccare i sei (in sovrappeso e obesi) su dieci.
Anche l’Italia fa i conti con questa “epidemia”, come ci mostra l’Italian Barometer Obesity Report realizzato nel 2022 dalla Dbo Foundation insieme all’Istat. A essere “obeso” è infatti il 12% dei nostri connaziona-li, pari a quasi 6 milioni di persone; il 46 % (oltre 23 milioni) vive invece una condizione di “semplice” sovrappeso. Particolarmente significativo è l’aumento dell’obesità tra i giovani, come emerge dall’ultima analisi della Fondazione Foresta onlus di Padova: la quota di adolescenti italiani che convive con un significativo eccesso ponderale supera il 22%, con la “maglia nera” alle regioni del Mezzogiorno dove il rapporto è di 1 a 4. A preoccupare è soprattutto la fascia infantile, in particolare tra i 7 e i 9 anni. Secondo i medici dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma la percentuale di bambini italiani che convivono con sovrappeso e obesità ha oggi raggiunto il 37%: un dato impressionante, che colloca il nostro Paese al secondo posto in Europa, dopo Cipro.
Prende le mosse anche da qui la proposta di legge sull’obesità (prevenzione e cura) che la Camera ha approvato il mese scorso, ora all’esame del Senato. Se il provvedimento presentato dal deputato Roberto Pella (FI) passerà, l’Italia diventerà il primo Paese al mondo a dotarsi di una legge specifica. La legge punta a intervenire su più fronti: clinico, educativo, informativo e istituzionale, con l’inserimento nei Livelli essenziali di assistenza e l’avvio di un programma nazionale con una spesa di 700mila euro per il 2025, 800mila per il 2026 e di 1,2 milioni annui a decorrere dal 2027. Poiché la prevenzione dell’obesità infantile è uno dei cardini di una società in salute, il provvedimento prevede promozione dell’attività fisica ed educazione nutrizionale; il potenziamento dell’accesso ai centri per i disturbi alimentari; l’istituzione di un fondo di 400mila euro l’anno per la formazione del personale sanitario e la creazione di un Osservatorio per lo studio dell’Obesità presso il Ministero della Salute. Anche altri Paesi stanno tentando di affrontare l’obesità e la promozione di stili di vita più sani introducendo politiche e regolamenti per limitare la commercializzazione del cosiddetto trash food agli under 18 e specificare sulle etichette e sui menu il relativo apporto calorico, la presenza di sale, zuccheri e grassi saturi.
Secondo Carlo Foresta, esperto di Andrologia ed Endocrinologia, impressiona «l’entità dell’incremento dell’obesità tra i giovani, soprattutto maschi: dal 10% del 2017 all’attuale 18%. Tra le ragazze, invece, era l’8% nel 2017 ed è il 12% oggi. Adolescenti e giovanissimi sono le principali vittime di un sistema che ha demolito quelle strutture sociali che nel nostro Paese dominavano fino a 20 o 30 anni fa, influenzando fortemente anche l’alimentazione. Oggi non esiste più la formula colazione-pranzo-cena ma si mangia quel che si può e quando si può. Siamo i primi a non seguire più la dieta mediterranea, così copiata nel mondo, mentre il cibo è diventato, nella stragrande maggioranza dei casi, un mezzo attraverso cui scaricare le tensioni della quotidianità».
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