martedì 22 ottobre 2013
​A pochi giorni dalla conclusione della raccolta di firme per la petizione popolare europea a tutela dell’embrione, i rappresentanti  dei 28 Paesi membri hanno rinviato all'esame della commissione una dichiarazione d’intenti che nega nei fatti la dignità dell’essere umano sin dal concepimento.
«Uno di noi» e quegli altri di Gianfranco Marcelli
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Il Parlamento europeo di Strasburgo ha rinviato in commissione il testo della risoluzione Estrela. Il rinvio, dichiara Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita, «ha espresso il fastidio prevalente del Parlamento europeo per la continua insistenza dell'area vetero femminista che ogni mese ripropone le stesse questioni a favore dell'aborto e del matrimonio omosessuale». «Spero che il voto di rinvio abbia voluto manifestare un'inquietudine di fondo dei parlamentari - aggiunge - che, se pure non hanno contrastato nel merito la risoluzione, non hanno voluto neppure, almeno in questo momento, discuterne».Il fatto di Giovanni Maria Del ReIl testo in questione è la risoluzione su «Diritti e salute sessuale e riproduttiva». Il documento – che ha significato politico e culturale ma non è dotato di alcun valore giuridico, e dunque non è cogente per gli Stati – parte dal rifiuto di qualsiasi discriminazione tra sessi e ribadisce il diritto alla salute per tutti. Il testo, preparato dalla socialista portoghese Edite Estrela, chiede però agli Stati membri di «permettere anche alle donne non sposate e lesbiche di beneficiare di trattamenti di fertilità e servizi di procreazione assistita». E raccomanda che l’educazione sessuale aiuti gli adolescenti anche a «trovare il proprio orientamento e l’identità sessuali». Soprattutto, la bozza di risoluzione chiede agli Stati di rimuovere ogni ostacolo all’aborto, ivi compresa, ad esempio, l’obiezione di coscienza (il rapporto allegato alla risoluzione precisa che in Italia, Slovacchia, Ungheria, Romania, Polonia e Irlanda il 70% dei ginecologi e il 40% degli anestesisti invocano questo diritto in caso di aborto). Secondo il testo, «gli Stati membri dovrebbero regolamentare e sorvegliare il ricorso all’obiezione di coscienza nelle professioni chiave». In sede di Commissione europarlamentare per i diritti delle donne e l’eguaglianza di genere il testo era passato a larga maggioranza, il 18 settembre, con 17 sì, 7 no e 7 astenuti. Peraltro, tra i presenti al voto in quella sede non figuravano italiani, né il membro titolare Barbara Matera (Pdl) né alcuno dei tre membri sostituti (Roberta Angelilli e Licia Ronzulli del Pdl e Silvia Costa del Pd). Numeri alla mano, gli addetti ai lavori ritengono molto probabile l’approvazione oggi in aula. (G.M.D.R.)L'intervento di Antoine RenardPresidente della Federazione europea delle associazioni familiari (Fafce)Il Parlamento europeo si prepara a votare oggi a Strasburgo una risoluzione sulla «salute riproduttiva e sessuale». Esprimendo il loro appoggio a questo testo, gli eurodeputati sostengono la neutralizzazione politica dell’iniziativa cittadina europea «Uno di noi». La giurisprudenza dell’Unione europea che costituisce la base dell’iniziativa «Uno di noi» sarà così violata, cosa di cui i lobbisti pro-aborto si felicitano. In azione c’è un partito anti-vita trasversale, che va dalle sinistre fino ai partiti conservatori. La volontà di alcuni membri del Parlamento europeo di neutralizzare politicamente il successo dell’iniziativa cittadina europea «Uno di noi» ha un codice ben preciso che la identifica: «Relazione A7-0306/2013». Questo progetto di risoluzione dichiara l’aborto un diritto fondamentale, domanda una garanzia di finanziamento alle associazioni promotrici dell’aborto, promuove la procreazione medicalmente assistita per nubili o lesbiche, minando il diritto del bambino a conoscere, nella misura del possibile, i suoi genitori. Per giunta i diritti dei genitori in materia di scelte educative e di aborto delle adolescenti, così come il diritto all’obiezione di coscienza, dovrebbero essere meglio regolati per impedirne l’attuazione.La situazione giuridica è tuttavia chiarissima: una sentenza (C-34/10) della Corte di giustizia dell’Unione europea (Grande Chambre) ha dichiarato che l’uomo esiste a cominciare dalla fecondazione e che l’embrione rappresenta uno stadio preciso dello sviluppo del corpo umano. Ecco perché l’embrione è investito della piena dignità umana, e proprio per questo è protetto dagli strumenti comunitari ed internazionali. «Uno di noi» chiede l’esecuzione di questa giurisprudenza, laddove la vita e la dignità dell’embrione umano sono messe in pericolo: la ricerca, l’aborto, la salute riproduttiva e sessuale nella cooperazione allo sviluppo. La Commissione europea, politicamente e giuridicamente responsabile delle iniziative cittadine a livello comunitario, ha dichiarato l’iniziativa «Uno di noi» conforme alle regole previste dalla legislazione e l’ha autorizzata. Sulla questione dell’aborto non c’è unanimità in nessuna istanza decisionale. Ecco perché fu inventato il concetto di «salute riproduttiva e sessuale» e di «diritti sessuali». Il contenuto inclusivo di tale idea si presenta come quello di una matrioska: la «salute riproduttiva» contiene la «regolazione della fertilità», che a sua volta contiene l’«interruzione di gravidanza». Tramite questo approccio, le istituzioni nazionali e internazionali possono promuovere e finanziare programmi di aborto senza neanche pronunciare questo fastidioso termine, nell’ambito di un bilancio di molte centinaia di milioni d’euro offerti dalla Ue.La bozza di risoluzione sulla salute e i diritti sessuali e riproduttivi critica apertamente l’impegno per la vita umana e condanna Irlanda, Malta e la Polonia. Critica pratiche come l’obiezione di coscienza, i periodi di attesa obbligatori e le consulenze favorevoli alla gravidanza. Una «cultura dell’accettazione, del rispetto, della non discriminazione e della non violenza» deve far passare queste idee. Chi non le accetta sarà accusato di fomentare l’odio. Il Parlamento europeo domanda servizi per l’aborto legali, sicuri e accessibili a tutte, anche alle donne non residenti e alle adolescenti senza consultare i genitori. A ciò va aggiunta la procreazione assistita per le donne nubili e le lesbiche. L’educazione sessuale dei bambini, «scevra da tabù e interattiva tra studenti ed educatori», deve essere obbligatoria fin dalla scuola primaria e senza alcun riguardo del consenso dei genitori.La strategia da guerra-lampo non è sorprendente: la data di chiusura dell’iniziativa «Uno di noi» è infatti il 1° novembre. Se il Parlamento adotta prima di tale data una risoluzione il cui contenuto chiede esattamente il contrario di ciò che è richiesto da «Uno di noi» il pareggio è assicurato: il Parlamento europeo infatti neutralizzerà politicamente l’iniziativa a tutela dell’embrione. Deputati francesi insieme a colleghi olandesi, polacchi e slovacchi hanno presentato una risoluzione alternativa. Questo testo di 4 pagine si basa sul diritto internazionale e comunitario, ricordando i fatti e astenendosi da ogni moralismo. Nella risoluzione alternativa si sottolinea che la salute prenatale e materna rappresenta realmente una sfida per le future madri, ma si afferma altrettanto fermamente che nessuno strumento giuridico internazionale vincolante può essere citato per giustificare un «diritto fondamentale all’aborto». La mozione di sarà votata come primo emendamento al progetto iniziale di risoluzione. Sarà interessante vedere quale sarà la scelta degli eurodeputati italiani: la loro affidabilità potrà essere misurata non solo dal rifiuto della risoluzione, ma specialmente dall’adozione della risoluzione alternativa che potrà essere fatta votando nominalmente il primo emendamento. L’astensione non conterà. Così, domenica 25 maggio 2014, giorno delle elezioni europee, gli elettori sapranno di chi fidarsi.

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