giovedì 4 maggio 2023
A Milano il 20 e 21 maggio fa tappa «Wish for a baby», evento internazionale che offre servizi per chi cerca un figlio in laboratorio, ma forse anche con madri surrogate
Il logo della fiera della maternità in provetta e delle tecniche di procreazione assistita

Il logo della fiera della maternità in provetta e delle tecniche di procreazione assistita

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A volte ritornano. Uguale la sede: lo spazio espositivo per eventi EastEnd Studios di via Mecenate, periferia est di Milano. Identica la data: il terzo week end di maggio, che quest’anno cade sabato 20 e domenica 21. Cambia solo il nome, che nel 2022 era «Un sogno chiamato bebè» e quest'anno invece è «Wish for a baby», desiderio di un bambino. Si tratta della fiera della maternità in provetta e delle tecniche di procreazione assistita che, in una delle tante versioni, ha già fatto tappa in diverse capitali europee. Ma finora non a Milano, perché nel 2022 la fiera era stata annullata a seguito di numerose proteste, tra cui quelle dei movimenti femministi.

Le stesse che hanno già annunciato per il 20 maggio un presidio «contro la fieramercato dei bambini». Nel sito che presenta la rassegna (www.wishforababy. it), c'è da dire, si va con i piedi di piombo: della Gravidanza per altri (Gpa), di cui in base alla legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita è vietata in Italia non solo la pratica ma anche la pubblicizzazione, non si accenna nemmeno. Si parla di «esperti e cliniche» pronti a consigliare gli aspiranti genitori «per creare la speranza e l’apprendimento positivo» (sic). Nel fine settimana i partecipanti potranno visitare la “zona terapeutica”, avere incontri diretti con gli operatori e partecipare a seminari.

Ma, se l'esperienza del passato insegna qualcosa, è lecito dubitare: già all’analoga fiera « Desir d’enfant» che si svolse a Parigi nel settembre 2021 Avvenire documentò che la pratica dell’utero in affitto era ampiamente presentata seppure la sua pubblicizzazione fosse vietata anche in Francia.

La manifestazione milanese «Wish for a baby» è organizzata dalla società inglese Five Senses Media, nata poco più di un anno fa sulle ceneri di F2F Media, l’agenzia di eventi fieristici, oggi in liquidazione volontaria, che aveva lavorato anche per l’appuntamento del 2022, poi saltato. L’azienda di Edlesborough, che Avvenire ha contattato per chiarimenti senza ottenere risposta, cura le edizioni dello stesso evento che dal 2020 si tengono anche in Francia e Germania. A Parigi la fiera tornerà il 2 e 3 settembre. Il 21 e 22 ottobre sarà invece la volta di Colonia. A Berlino c’è già stata il 18 e 19 marzo.

Raccontata dal quotidiano svizzero Neue Zürcher Zeitung, la kermesse è stata un «mercato di sogni che, come ogni mercato, ruota attorno ai soldi, molti soldi». Tra gli stand c’era chi offriva a 39 euro un seminario su come le donne che hanno difficoltà a concepire possono «entrare in contatto con la forza creativa femminile», oppure sessioni informative da 239 euro sui micronutrienti che favoriscono la fecondità. Nel programma berlinese ampio spazio è stato dedicato alla maternità surrogata: come muovere i primi passi, dove è legale, in quali Paesi costa meno, come finanziarla. Un seminario ha cercato di spiegare perché Città del Messico è destinata a sostituire Ucraina e Georgia nel mercato dell’utero in affitto. Approccio ai limiti della legge tedesca, che comunque vieta la maternità surrogata. Non a caso ha fatto storcere il naso a molti.

«Wish for a baby» è un marchio che la società del Buckinghamshire vanta di aver portato fino in India con un «nuovissimo show sulla fertilità ». Un’esposizione itinerante, sottolinea il sito web, che vuole dare a chiunque la possibilità di diventare genitore. Tornando all’edizione milanese del 20 e 21 maggio prossimi, è prevista la presenza di 40 relatori e 20 aziende, numerosi consulenti per la fertilità, 30 sessioni di conferenze e perfino tre concorsi in cui tra le altre cose si può vincere una consulenza personalizzata e il 5% di sconto sul primo trattamento di Procreazione medicalmente assistita in Spagna. Niente Gravidanza per altri. Ma il diavolo, come si dice, si nasconde nei dettagli.

Ed ecco che tra gli sponsor della rassegna compare la “community” Babble, che tra le pagine collegate al sito di «Wish for a baby» offre consulenze dettagliate per intraprendere il percorso di surrogazione di maternità. Cosa, come abbiamo visto, vietata in Italia. Non solo: nella lista delle cliniche collegate alla manifestazione, citate nella newsletter dedicata, c’è il Gruppo Garavelas, con sede principale ad Atene e infopoint in 9 città italiane. Tra i servizi garantiti dal gruppo compare anche la maternità surrogata. Gli specialisti dalla Grecia parleranno di questo, a Milano? Se lo chiede anche Grazia Di Maggio, deputata 29enne di Fratelli d’Italia, tarantina di nascita e milanese d’adozione, che il 27 aprile a Montecitorio ha pronunciato una accorata protesta contro la manifestazione del 20 e 21 «che sovverte la distinzione tra cose e persone, tra la procreazione e la produzione, e che trasforma culturalmente i bambini in una merce e le donne e il loro corpo in una infrastruttura per confezionarla».

L’utero in affitto non è contemplato nel programma ufficiale di «Wish for a baby», ma Di Maggio assicura ad Avvenire che continuerà a monitorare i contenuti della manifestazione perché per chi, come lei, considera la Gpa una «piaga sociale dalle connotazioni classiste e razziste, è doveroso combatterne la propaganda latente». Ed è quello che promette il «presidio pacifico» organizzato da Radfem, la Rete per l’inviolabilità del corpo femminile, per «testimoniare che la riproduzione non è produzione».

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