
Giovanni Paolo II al Cav di Firenze nel 1986
Con questo articolo, pubblicato come editoriale del “Sì alla Vita” (bimestrale del Movimento per la Vita) dell’ottobre 2002, Carlo Casini ricordava monsignor Giancarlo Setti, appena scomparsi, che fu parroco della Basilica di San Lorenzo a Firenze dove trovò al sua sede il primo Centro di Aiuto alla Vita d’Italia, 50 anni fa. L’evento è stato ricordato con una giornata celebrativa nella stessa Basilica il 10 maggio 2025. Nell'articolo proponiamo anche il video dell'omaggio di Carlo Casini a monsignor Setti.
Il nome di Giancarlo Setti (“monsignore” o “Giancarlo” per i molti amici) non dice probabilmente niente alla maggior parte dei lettori di questo giornale. Ma gli dedico l’editoriale perché il nome di monsignor Setti, morto all’alba del 22 settembre 2002, è strettamente legato alle origini del Movimento per la vita.
Fu nel marzo del 1975 che il Consiglio pastorale diocesano di Firenze affrontò il tema dell’aborto. I mesi precedenti erano stati incandescenti: il 9 gennaio era stata scoperta la “Clinica degli aborti” a Firenze nei pressi del piazzale Michelangelo. Sul cancello l’indicazione “Partito radicale”, all’interno 16 letti per fare a catena circa 40 aborti a giorni alterni in due ore del pomeriggio: il lunedì, il mercoledì, il venerdì; nel giardino in attesa, al momento dell’intervento dei carabinieri (l’aborto era ancora illegale, la legge è del 1978), decine e decine di donne provenienti da tutta Italia; nella cassaforte della villa e nei conti correnti e cassette di sicurezza del medico che con l’aiuto di un rappresentante di medicinali operava, rilevantissime somme di denaro e altri valori. Il Partito radicale uscì allo scoperto e lanciò lo slogan che quella attività era svolta “per aiutare la donna in difficoltà”.
Nel furore delle polemiche il Consiglio pastorale diocesano di Firenze esaminò profondamente e serenamente la situazione. Decise che era giunto il momento di dare una risposta efficace con i fatti: bisognava costituire un “Centro” che dimostrasse qual è davvero l’aiuto alla donna in difficoltà. Un Centro – si disse – laico, nel senso che la proposta nata in un organismo religioso doveva essere percepita da tutti come valida, indipendentemente dalla Fede, perché “umana”.
Uscito dal Consiglio (ne ero all’epoca condirettore mentre tra i relatori vi era il professor Enrico Ogier, poi divenuto presidente del Cav), mi recai immediatamente da don Setti, allora parroco nella splendida chiesa brunelleschiana di San Lorenzo. Subito “Giancarlo”, che già si occupava di case-famiglia insieme al professor Ogier, offrì la sede, insieme a idee e ulteriori disponibilità. Presso di lui si svolsero varie riunioni e presto nacque il primo Centro di Aiuto alla Vita (Cav) d’Italia, con lo slogan: «Le difficoltà della vita non si superano sopprimendo la vita, ma superando insieme le difficoltà». Quel seme ha poi generato altri Cav e lo stesso Movimento per la vita. Non a caso proprio presso don Setti furono ricevuti gli amici milanesi con i quali decidemmo di unire esperienze ed azione.
“Giancarlo” è un figlio spirituale di Padre Pio, e non si tratta di un legame qualsiasi. Padre Pio, infatti lo aveva incaricato di prendersi cura dei gruppi di preghiera. Come ha ricordato il vescovo nell’omelia dei funerali svoltisi nella cattedrale di Santa Maria del Fiore, Padre Pio gli disse: «Tu occupati dei gruppi di preghiera, io mi occuperò dell’anima tua». Perciò molti trovano significativo che “Giancarlo” sia stato chiamato al Signore nella domenica (“senza tramonto”) che precedeva la prima celebrazione liturgica di san Pio da Pietrelcina (23 settembre) e che i funerali si siano svolti proprio in quel giorno.
Monsignor Giancarlo Setti era un uomo umile, silenziosamente pronto ad aiutare i poveri, con la porta sempre aperta per chi avesse un bisogno, specie spirituale, innamorato di Cristo (ogni anno guidava almeno un pellegrinaggio in Terra Santa, della quale era profondo conoscitore e inimitabile apologeta), della famiglia (ha fondato la “Comunità di Nazareth” che riunisce migliaia di coppie di sposi), del sacerdozio (dalla sua sensibilità è nato il movimento “Sorelle del Getsemani” per sostenere con la preghiera sacerdoti e seminaristi).
Autore di diversi libri, anche di poesie dal tono talora scherzoso, monsignor Setti sarà ricordato a lungo da molti. Alcuni – io sono tra questi – non lo dimenticheranno mai. M’è parso giusto che anche i lettori di “Sì alla vita”, per un attimo almeno, lo ricordino, quanto meno per il legame con le origini del Movimento per la vita.