«Mettiamo il cuore alle fondamenta del nostro servizio»
Negli Orientamenti pastorali per la Famiglia Cottolenghina il padre generale Carmine Arice ricorda che la spiritualità vissuta dal fondatore è la garanzia «per trovare il senso profondo dell’agire»

Restando bene ancorati alla concretezza delle fragilità, il cammino verso il Giubileo 2025 deve essere scandito dalla preghiera e dalla cura della spiritualità, «per trovare linfa di vita e il senso profondo dell’agire». Gli Orientamenti pastorali per il 2023-2024 del padre generale della Piccola Casa (pubblicati in forma integrale su www.cottolengo.org.) invitano a «porre il cuore sulle fondamenta».

«Tutti – scrive padre Carmine Arice – abbiamo assolutamente bisogno di un perché per vivere il come che la vita ci riserva; tutti abbiamo la gioiosa e grave responsabilità di aiutare coloro che la Provvidenza ci fa incontrare – e ancor più di più quanti vivono esperienze di solitudine e di abbandono e sono affidati alle nostre cure – a percepire che anche la loro vita è importante, dignitosa e può avere un senso».

Il pensiero va alla sofferenza, in una visione olistica che non considera solo il dolore fisico, ma il total pain (il «dolore totale» citato da Cicely Saunders alla nascita delle cure palliative), «per un approccio terapeutico che tenga conto anche del dolore psicologico, sociale e spirituale» e dell’importanza di accompagnare spiritualmente le persone, soprattutto quando vivono momenti di prova, di sofferenza e di malattia.

«Sono convinto – prosegue padre Arice – che relazionarsi con il senso della vita, riconciliarsi con sé stessi e con i propri cari, accettare la nostra fragilità e quindi le sofferenze a essa correlate, nonché la prospettiva della morte, nella ricerca di un possibile senso, sono bisogni ricorrenti nella vita dell’uomo che vanno individuati, ascoltati ed elaborati, pena un’immensa tristezza, inquietudine e disorientamento. La sfida più grande è rendere operativo tutto questo anche nella pianificazione dei servizi alla persona e nella formazione integrale degli operatori».

La riflessione della Piccola Casa sul “senso dell’agire” accompagna il percorso iniziato con il Capitolo generale dei Sacerdoti cottolenghini per la revisione delle norme per ridefinire i diversi organi di governo. Un processo delicato, «per meglio rispondere alle mutate circostanze», che deve mantenere gli impegni come la «fedeltà creativa al carisma del Fondatore, la missione affidata, l’unità della Famiglia Cottolenghina e la comunione tra i suoi diversi membri». Al centro c’è sempre la preghiera, soprattutto nei momenti difficili o di discernimento, seguendo l’insegnamento di Gesù, maestro di preghiera.

Nell’ultima parte degli Orientamenti padre Carmine propone «alcune semplici considerazioni a partire da quanto ha insegnato il Santo Cottolengo e da ciò che ha tramandato la tradizione cottolenghina», ricordando che il fondatore «ha vissuto una profonda comunione con Dio, vivendo sempre alla sua presenza, contemplata in tutte le sue manifestazioni, nella preghiera continua (primo e più importante lavoro della Piccola Casa), specialmente nella forma della Laus perennis, nella frequenza quotidiana all'Eucaristia e nella filiale devozione alla Vergine Maria nostra buona Madre».

L’attenzione alla spiritualità viene anche ribadita nelle conclusioni: «Non si vive di solo pane. Le ricchezze materiali – ricorda Arice – non bastano, e nemmeno il prestigio sociale. Il desiderio più intimo di ognuno di noi è quello di essere felici e la strada del senso è la via maestra per raggiungere questa meta. Ma ciò non sarà impossibile se non daremo alla nostra vita gli strumenti necessari per discernere il bene dal male, il vero dal falso, la verità dalla menzogna».

© RIPRODUZIONE RISERVATA






