Irina e l’esame (per caso) alla tiroide che le ha salvato la vita
Quanto può valere la prevenzione? Tutta la vita. La storia della giovane, salvata da una visita durante la manifestazione “Tennis and Friends” al Foro Italico di Roma legata al Policlinico Gemelli, è più eloquente di tante teorie. Come quella di Michele...

Qualche minuto ancora. A volte bastano pochi secondi per cambiare il corso della propria vita. E anche se l’esito è negativo, se quel boccone è amaro, faticoso da mandare giù, la felicità donata dal termine delle cure è incommensurabile. Per Irina Maslenkova, la fine delle terapie ha permesso un nuovo inizio, una svolta dell’esistenza che non sarebbe stata possibile se quel giorno di 14 anni fa non si fosse fermata qualche minuto ancora, solo per cedere alla richiesta di un medico con cui aveva condiviso la giornata di lavoro al Foro Italico di Roma, in occasione della prima edizione di “Tennis and Friends”.
Allora la manifestazione era appena stata ideata da Giorgio Meneschincheri, dirigente medico del Policlinico Universitario Gemelli Irccs, docente di medicina preventiva all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Nell’area era stato allestito un ambulatorio mobile, per offrire gratuitamente alla popolazione visite ed ecografie alla tiroide. Accanto, nello stand che distribuiva frutta e acqua ai visitatori, c’era Irina, allora 26enne. Al termine della giornata la ragazza si ferma, si sottopone all’esame e scopre così un nodulo. I sanitari le indicano il percorso da seguire: deve svolgere un ago aspirato e analisi nell’unità di endocrinologia del Gemelli. Qui le confermano la diagnosi di un carcinoma papillare al terzo stadio con metastasi. «Quasi per gioco avevo fatto l’esame – ricorda Irina –. Non scorderò mai la professionalità dei sanitari che mi hanno indicato i passi da compiere».

Dopo l'operazione e la radiometabolica, Irina ha continuato a sottoporsi ai controlli, senza riscontrare recidive. «La mia vita si divide fra un prima e un dopo quel giorno a “Tennis and Friends”. A distanza di 14 anni, posso dire che il dopo è stato anche meglio del prima perché mi ha dato delle opportunità: ho continuato a vivere, studiare, lavorare, e diventare mamma».
Oggi Irina ha 40 anni ed è manager presso la Fondazione Ronald McDonald Italia che si occupa di accogliere le famiglie dei bambini ricoverati. La sua storia è simile a quella di migliaia di persone che sono venute in contatto con “Tennis and Friends”. Per Michele Sartor di 53 anni la vita è cambiata lo scorso anno. Dopo un giro in bici, una mattina, si ferma al Foro Italico. Ci sono gli ambulatori mobili. Qui scopre un problema al cuore: «La dottoressa sente dapprima un soffio, mi sottopone a un elettrocardiogramma e poi a un ecocolordoppler. A questo punto la diagnosi è chiara: insufficienza mitralica di grado severo. I medici mi rassicurano, ma io ho paura. Nessuno a casa crede sia possibile perché sono uno sportivo, senza familiarità. A febbraio mi operano e va tutto bene». Da qualche mese Michele ha ripreso tutte le attività con un atteggiamento e una consapevolezza diversa: «Appena sono stato meglio ho rintracciato i sanitari per ringraziarli. Mi sento legato alla manifestazione perché mi ha salvato la vita».
Negli anni “Tennis and Friends” è cresciuto. «Nell’edizione appena svolta dal 10 al 12 ottobre – racconta Meneschincheri – le strutture coordinate dalla Asl Roma 1, in collaborazione con il Policlinico Gemelli, erano 86 per 73 aree specialistiche. Gli oltre 700 professionisti sanitari hanno svolto 42mila fra visite, screening e vaccini. Alla prevenzione da sempre uniamo la sensibilizzazione verso i corretti stili di vita, fra cui la pratica dello sport. Lungo le 15 edizioni i tanti personaggi dello spettacolo ci hanno aiutato a diffondere il messaggio che la prevenzione e la diagnosi precoce possono cambiare e migliorare la vita di tutti anche in assenza di sintomi».
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