Marta, Giulia, Elena, Sara: al Centro di Aiuto alla Vita è Natale ogni giorno
Clinica Mangiagalli di Milano: un ospedale dove si nasce e si abortisce, ma dove c’è anche una porta sempre aperta dalla quale si affacciano donne che devono decidere per il loro figlio. È così che il mondo cambia: un sì alla volta

«Quando sono arrivata qui ero ferma, bloccata dalla paura – racconta Sara –. Non sapevo dove andare, né come avrei potuto crescere mio figlio. Poi qualcuno mi ha ascoltata davvero. Non ha deciso al posto mio: ha camminato con me». Natale al Centro di Aiuto alla Vita Mangiagalli di Milano inizia spesso così: con una donna che si affaccia e una porta sempre aperta.
Natale è un annuncio che diventa strada, scelta concreta. Nessuno resta fermo: si esce dalla solitudine, dal silenzio, dalla paura. Nessuno viene spinto o trascinato: si cammina insieme. Perché la vera accoglienza non è fare qualcosa per qualcuno, ma camminare con qualcuno, rispettandone i tempi.
Al Cav Mangiagalli arrivano storie spezzate, solitudini profonde, contesti difficili. «Pensavo che chiedere aiuto fosse una sconfitta – dice Marta –. Invece è stato come trovare qualcuno disposto a stare al mio passo».
E poi c’è la casa. A Natale la casa è il luogo dove tornare, dove sentirsi al sicuro, in famiglia. Per molte mamme, però, una casa non c’è più. «Dormivo da amici, non sapevo più dove andare – racconta Giulia –. Quando mi hanno detto che c’era una casa per me ho pianto. Non era solo un tetto: era la possibilità di fermarmi e ripartire».
L’accoglienza abitativa del Cav Mangiagalli è una Betlemme dei nostri giorni: non un punto di arrivo, ma una tappa di un cammino. Un luogo che non risolve tutto ma rende possibile tutto. Tra quelle mura si impara di nuovo a organizzare le giornate, a immaginare un futuro. «Avere una chiave in tasca mi ha fatto sentire di nuovo una persona». dice Elena. Un luogo dove nessuno “fa al posto tuo”, ma qualcuno che resta vicino mentre ritrovi la forza di stare in piedi. Le case del Cav Mangiagalli sono spazi di fiducia: qui la maternità non viene gestita ma accompagnata.
Natale è dono. Ma il dono più grande non è l’aiuto in sé: è la presenza. È la vita e il tempo che si fanno dono. È l’operatore che ascolta senza fretta, il professionista che orienta senza imporre, che sceglie di camminare accanto senza sostituirsi. «Non mi hanno mai detto cosa dovevo fare – racconta Sara –. Mi hanno aiutata a scoprire che potevo farcela».
Al Centro di Aiuto alla Vita Mangiagalli il Natale non è una ricorrenza: è un’esperienza quotidiana. Ogni vita viene accolta senza giudizio, senza condizioni, con rispetto.
Natale è una buona notizia che mette in movimento. I pastori si alzano, i Magi partono. Al Centro di Aiuto alla Vita Mangiagalli l’accoglienza genera movimento, non solo fisico: dalla paura alla fiducia, dalla solitudine alla relazione, dall’emergenza alla speranza. E finché ci sarà qualcuno disposto ad aprire una porta e a dire “qui c’è posto per te”, il Natale continuerà a realizzarsi, ogni giorno.
In un mondo che confonde la gioia con l’euforia e il rumore con la felicità, oggi, più che mai, abbiamo bisogno di recuperare il significato vero del Natale che non aggiunge frastuono al frastuono ma che restituisce profondità; una gioia che non stordisce ma che ricompone. Il Natale nasce così: in disparte, lontano dal clamore, mentre il mondo è distratto altrove. Nasce dove qualcuno trova il coraggio di fermarsi, di fare spazio, di accogliere.
È un Natale che non fa rumore. Ma cambia il mondo. Un sì alla volta. Una mamma alla volta. Una vita alla volta. Perché davvero, al Cav Mangiagalli, ogni giorno è Natale.
Soemia Sibillo è direttrice del Centro di Aiuto alla Vita Mangiagalli
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