Davanti alla morte conta non sentirsi soli
Ignorarla non la rende meno reale: eppure oggi è un evento spesso rimosso, come la malattia e la fragilità. Ma nel farsi vicino a chi soffre e a chi muore, anche solo con una presenza silenziosa, c’è il riconoscimento della dignità di ogni vita

Il 2 novembre è il giorno in cui, da tradizione, si ricordano i defunti. È un’occasione per fermarsi e rivolgere un pensiero a chi ci ha preceduti in quell’esperienza che accomuna ogni essere umano: la morte. Un evento certo, ma spesso rimosso dal nostro orizzonte quotidiano.
Nella società contemporanea parlare della fine della vita sembra quasi un tabù, come se nominarla potesse renderla più vicina. Eppure, ignorarla non la rende meno reale. Anzi, ci priva della possibilità di affrontarla con consapevolezza e umanità.
Il confronto con la malattia, con la fragilità, con la perdita, ci ricorda quanto sia importante non lasciare nessuno solo. La morte non è solo un evento biologico ma un passaggio che coinvolge affetti, relazioni, domande profonde di fronte alle quali non abbiamo risposte pienamente persuasive. Non esistono risposte semplici, ma esiste la possibilità di esserci: con discrezione, con rispetto, con umanità. A volte, ciò che conta davvero è una presenza silenziosa, un gesto che dice “non sei solo”, una vicinanza che non pretende di spiegare, ma che accompagna.

Ogni persona che affronta la malattia porta con sé una storia irripetibile. Intorno a lei, familiari e operatori sanitari si trovano spesso a vivere situazioni complesse, cariche di interrogativi. In questi momenti, la speranza non nasce da formule astratte, ma dalla qualità delle relazioni: una parola gentile, uno sguardo attento, una mano che sostiene. È in questi dettagli che si costruisce un senso, anche quando tutto sembra vacillare. È lì che si intravede una luce, anche fioca, che orienta il cammino.
La speranza non è un’illusione, ma una forza che si alimenta nella relazione. Quando una persona si sente riconosciuta nella propria dignità, anche nel momento della massima vulnerabilità, qualcosa si accende. È una luce discreta, ma capace di illuminare anche i passaggi più oscuri. E questo vale per tutti, indipendentemente dalle convinzioni personali: di fronte alla morte, ciascuno cerca un significato, una continuità, uno sguardo che vada oltre. Anche chi non crede in un aldilà può sentire il bisogno di un legame che non si spezza, di una memoria che resta viva, di una presenza che continua in forme nuove.
Non si tratta solo di una questione individuale. È anche una responsabilità collettiva. Una società che si prende cura dei più fragili, che non lascia indietro chi soffre, è una società più umana. Investire nell’ascolto, nella prossimità, nell’accompagnamento, significa riconoscere il valore della vita fino all’ultimo istante. Significa restituire dignità anche quando le forze vengono meno. Significa, in fondo, affermare che ogni vita merita attenzione, fino alla fine.
In questo cammino anche le istituzioni, religiose e civili, possono offrire un contributo prezioso. Non per imporre visioni ma per testimoniare una vicinanza concreta, fatta di gesti e non di proclami. La Chiesa, in particolare, è chiamata a vivere questa prossimità con umiltà e credibilità, accanto a chi soffre, senza giudicare, senza pretendere. È in questa presenza semplice che può emergere un senso più profondo, uno spiraglio che apre a qualcosa che va oltre la morte. Non si tratta di spiegare il mistero ma di abitarlo con rispetto e compassione.
Alla fine, ciò che conta davvero è non sentirsi soli. Nessuno dovrebbe affrontare da solo l’ora della fatica, della paura, del non senso, e anche, talvolta, della disperazione. La speranza nasce così: nella vicinanza, nell’ascolto, nella relazione. Anche la morte, pur restando un mistero, può diventare un luogo di incontro, di umanità ritrovata. Parlare della fine, allora, significa parlare della vita, di ciò che ci lega, di quella trama invisibile che ci unisce tutti, al di là delle differenze.
Don Tullio Proserpio è cappellano clinico all'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano
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