Anziani e auto: limitare la guida o tutelare la libertà di movimenti?
Il ripetersi di incidenti causati da anziani contromano fa emergere una questione sociale sempre più rilevante in una società che invecchia. Con idee per il futuro

In questo periodo di vacanza diventa più rilevante la problematica della guida dell’auto da parte di persone avanti con gli anni. Le famiglie sono in vacanza e gli anziani restano spesso soli nelle loro case, talvolta in difficoltà per svolgere le normali attività quotidiane (come rifornirsi di cibo), che richiedono la disponibilità di un’automobile. In quest’ottica vanno letti gli incidenti, riportati in questi giorni dai giornali, riguardanti guidatori anziani. Chi cerca di adottare criteri equilibrati di giudizio si trova al centro di pensieri che destano preoccupazione.
Dobbiamo infatti ricordare che il pregiudizio ageistico è sempre presente: «Sono vecchi e quindi pericolosi per la guida di auto; devono perciò stare a casa». Ogni persona di buon senso rifiuta questo giudizio superficiale e cattivo; allo stesso tempo, però, percepisce la delicatezza di problematiche che incidono profondamente con la dignità e la libertà dei cittadini. Le incertezze potrebbero essere così schematizzate: chi vorrebbe per scelta civile e clinica permettere la guida di automezzi anche in età molto avanzate deve riconoscere che non disponiamo di strumenti di valutazione delle capacità psicofisiche realmente efficaci. Come è possibile predire la capacità di guida di una persona di 88 anni, garantendo la sua efficienza per un certo numero di mesi? Sappiamo bene come nelle età molto avanzate possono avvenire frequenti variazione delle prestazioni, dovute a problematiche biologiche e cliniche, a stress ambientali (temperatura, umidità, luce, ecc.) e condizioni psicologiche, eventi che spesso non sono prevedibili.
Ovviamente chi adotta criteri restrittivi ritiene di fare la scelta più giusta (e meno responsabilizzante sul piano personale); ma è opportuno privare della libertà di movimento una persona solo in base a generiche preoccupazioni? Nel periodo estivo, in particolare, le alte temperature e l’umidità possono interferire con il comportamento delle persone; la disidratazione, ad esempio, condizione che colpisce gli anziani, che spesso hanno un ridotto stimolo della sete, può causare danni al sistema cardiocircolatorio, ma anche alterazioni delle funzioni cognitive, che interferiscono pesantemente con le capacità di guida.
Da queste considerazioni nascono alcuni pensieri apparentemente opposti: da una parte la soddisfazione per la libertà di movimento che la guida permette a una persona molto anziana, dall’altra la preoccupazione perché un atto di sensibilità sociale può trasformarsi in un danno (o un rischio) proprio per la collettività. Non è possibile indicare una strada definitiva; però la medicina deve farsi carico di problemi così rilevanti per il benessere, attraverso un’analisi accurata delle condizioni di salute, con visite più approfondite di quanto non avviene oggi. Così si potranno meglio controllare le ansie delle famiglie, tranquillizzandole sulle reali capacità di guida del loro caro o, al contrario, appoggiando la loro scelta di impedire all’anziano l’uso dell’automobile. La vicinanza alle famiglie è fondamentale, perché si permette loro di predisporre eventuali interventi volti a predisporre una “vita normale” del loro caro anche senza la possibilità di guidare, evitando la chiusura entro le mura di casa.
Gli anziani rischiano infatti di trovarsi in seria difficoltà per gli acquisti, la vita di relazione, l’accesso agli uffici pubblici, ai servizi sanitari, la frequentazione di cerimonie religiose (sappiamo che l’ottantottenne di Avigliana che ha provocato un gravissimo incidente stava accompagnando la moglie in ospedale per una vista). La perdita della patente crea problemi, ai quali spesso l’anziano non è in grado di dare risposte valide e reagisce con atteggiamenti depressivi che coinvolgono pesantemente la qualità della sua giornata, fino a diventare quasi una rinuncia alla vita.Di fronte alle difficoltà che si incontrano nell’aiutare l’anziano a vivere una vita piena è necessario impegnarsi per sostituire con la generosità e la disponibilità personali e delle famiglie l’impossibilità di utilizzare l’automobile.
Dobbiamo allo stesso tempo guardare con ottimismo al progresso tecnologico, considerandone i vantaggi per le collettività e in particolare per le persone più fragili; in questa prospettiva è importante rifiutare gli atteggiamenti di chi combatte il progresso senza considerarne i possibili vantaggi, ad esempio, indotti dalle automobili a guida robotizzata. Infine, è doveroso e realistico confidare nella medicina, nelle tecnologie ad essa collegate, che nei prossimi anni produrranno enormi progressi sulla strada di garantire la salute, ma anche la libertà e l’autonomia delle persone (vedi, ad esempio, occhi e orecchie bionici o esoscheletri che facilitano i movimenti).
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