martedì 20 maggio 2025
Mettersi al servizio dei pellegrini, a partire da quelli malati: via privilegiata per incontrare Cristo e vivere il Vangelo. Le riflessioni di un convegno Cei, le esperienze di alcuni giovani
Alcuni giovani, assieme ad altri volontari più "maturi", prestano servizio ad un pellegrinaggio nazionale dell'Unitalsi a Lourdes

Alcuni giovani, assieme ad altri volontari più "maturi", prestano servizio ad un pellegrinaggio nazionale dell'Unitalsi a Lourdes - .

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Ogni anno migliaia di giovani arrivano a Lourdes e tornano contenti a casa, soprattutto dopo aver dedicato del tempo a persone mai incontrate prima. Sull’esperienza unica che si vive nella località francese si sono confrontati i responsabili della Pastorale giovanile e della Pastorale della salute in un incontro organizzato dai responsabili dei due servizi nazionali della Cei dal tema “Tutto chiede salvezza. Giovani pellegrini di speranza”. «Accorgersi di chi ti sta accanto e imparare a saper rispettare gli altri – ha commentato padre Nicola Ventriglia, che nel Santuario segue i pellegrini italiani – è una grande scuola di vita».

Il direttore del Bureau des Constatations Medicales, Alessandro de Franciscis ha raccontato che il suo servizio ha radici proprio quando lui era uno studente. «Sono partito come volontario in quarta superiore e da quel momento mi sono sentito chiamato a tornare. È iniziato un lungo cammino che prosegue ancora oggi. Nei giovani di oggi vedo che arrivano qui senza sapere tanto su quello che li aspetta, sono molto generosi, ma allo stesso tempo dobbiamo accompagnarli nella formazione». Anche perché il modo di stare accanto al malato negli ultimi anni è cambiato: «Le persone sono tendenzialmente più autonome nei movimenti – ha aggiunto il medico – e il giovane rischia di sentirsi immediatamente meno utile ma in realtà può essere un riferimento in un’altra modalità». Una sfida molto attuale per gli educatori dei giovani è anche quella di proporre opportunità di approfondimento sul tema del dialogo tra la fede e la scienza, superando pregiudizi e superficialità che spesso si sentono. Il Museo del Bureau gestito dal dottor de Franciscis offre spunti importanti su questo tema.

Un luogo per stare accanto ai giovani in modo significativo con momenti di fraternità, di formazione, di volontariato e di preghiera è la Cité Saint Pierre, cittadella a quindici minuti a piedi dal Santuario, organizzata da Caritas Francia (Secours Catholique). Una realtà nella quale ogni anno più di mille persone si alternano per accogliere residenti e visitatori. La Cité è aperta ai gruppi di giovani a partire dai 15 anni, con possibilità di adeguare il servizio. Tutte le informazioni utili si trovano sul sito citesaintpierre.net ed è possibile contattare la struttura via mail infos.csp@secours-catholique.org.

«Ci sono quattro modi di vivere la fraternità – hanno detto ai partecipanti all’incontro i responsabili della Citè –: visitare un luogo ricco di storia e di significato, celebrare in un’oasi di pace, partecipare diventando volontario al servizio dei più fragili e soggiornare nella casa di accoglienza. I volontari possono impegnarsi per un periodo da una a tre settimane in vari servizi pratici, potendo anche contare su numerose attività ludiche e a momenti di riflessione e di spiritualità a loro dedicati».

Don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale della salute, ha spiegato il significato dell’iniziativa, nata in particolare «per incrociare proposte, idee e visioni. Non è scontato incontrarsi ed avere il desiderio di imparare reciprocamente». Don Riccardo Pincerato, direttore del Servizio nazionale per la pastorale giovanile, ha evidenziato che «l’aria buona che si respira qui nasce dai due polmoni, spiritualità e carità, che animano questa località. I nostri percorsi hanno bisogno di tenere in considerazione sempre le due vie. Incontrare la sofferenza e il dolore come accade a tantissimi giovani ogni anno a Lourdes è una strada privilegiata per incontrare la profondità e la bellezza dell’annuncio cristiano».

Voce ai giovani: «A Lourdes respiriamo salvezza. E ci sentiamo a casa»

«Questo luogo ci invita a riflettere su tutti dolori del mondo. I giovani qui portano le domande della loro vita, ma, allo stesso tempo, sentono di affidare a Maria tutte quelle situazioni delle quali sentono parlare e che sembra non abbiano soluzione - commenta padre Thomas Jobish, giovane prete della congregazione missionaria del Santissimo Sacramento - comprendono la responsabilità sociale nel dedicarsi agli altri e, aprendo il cuore, intuiscono davvero che il mondo può cambiare anche grazie a loro».

«Fare esperienza di essere utili in questo mondo»: Simona Salvati, della diocesi di Ischia, descrive l’aspetto che la colpisce di più. «Non accade spesso che si doni fiducia, spesso si sentono solo critiche sui giovani. Qui accade. Questo clima ti permette di crescere perché ti prendi a cuore una persona in difficoltà». Noemi Simonetti, della diocesi dell’Aquila, aggiunge che si «respira salvezza, una parola che i ragazzi e le ragazze hanno forse sentito nominare, ma che magari non hanno sperimentato».

«Sei lontano migliaia di chilometri da dove abiti ma a Lourdes ti senti a casa. Hai la percezione di essere al momento giusto nel posto giusto». Daniele Landi, della diocesi di Senigallia, associa al Santuario mariano l’esperienza di familiarità. «Abbiamo tanto bisogno di sentirci accolti per quello che siamo. Qui sei abbracciato da un amore che ti precede, anche senza dover fare niente. L’esigenza è prendersi degli spazi di silenzio, pregare, mettendo da parte i ritmi veloci che affrontiamo solitamente».

«Nutrire la propria vita interiore è quello che mi accompagna in questo Santuario - spiega Nicolò De Nicolo, membro del Coordinamento nazionale dei giovani delle Acli -, ripartire dalle radici per aprirsi agli altri. Non c’è un prima o un dopo rispetto al servizio, ma vedo prezioso mettere al centro la formazione per essere consapevoli della propria persona e, allo stesso tempo, portare conforto agli altri. In questo tempo, sento l’invito a impegnarci insieme per costruire la pace con azioni concrete».

«Mettersi in ginocchio di chi è più fragile non può lasciarti indifferente - afferma Elena Geremia della diocesi di Udine -, ti trovi con le tue paure ma devi metterle da parte per incontrare il volto e le necessità di chi hai davanti. È Gesù a insegnarcelo del resto nel gesto della lavanda dei piedi». Accanto a Elena c’è Martina Maspes, della diocesi di Savona, che aggiunge: «Dare del tempo per il servizio ci fa scoprire il significato profondo della vita. Vedendo la fede di chi aiuti, rafforzi la tua».

«Sono venuto tante volte a Lourdes - racconta Gabriele Cammisa, della diocesi di Catania -, ho sempre visto e ritrovato dei segni di bene. Accompagnando negli ultimi anni i gruppi scout, mi accorgo che tanti adolescenti arrivano qui per curiosità ma poco dopo il luogo li conquista. Vivono un’opportunità preziosa per staccarsi dalla quotidianità. Aiutando i malati, capiscono che il cammino cristiano si vive non solo nell’esperienza straordinaria ma che c’è una chiamata a essere vicini nella quotidianità».


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