Ribaltamenti di ruolo e restrizioni alla libertà

September 26, 2025
È stato inevitabile per me, questa settimana, navigare l’infosfera ecclesiale avendo in mente il pur piccolo “caso” sollevato da don Alberto Ravagnani. Missionario digitale tra i più popolari in Italia, ha pubblicato il 19 settembre un reel (bit.ly/46kj0BL) nel quale promuove, in veste di testimonial, un prodotto commerciale, segnatamente un integratore alimentare destinato a chi, come lui (l’ha attestato in tempi non sospetti), ha cura della propria forma fisica. “Avvenire” vi ha dedicato tempestivamente, a firma di Francesco Ognibene, un editoriale (bit.ly/3IdMmsr) che condivido pienamente. Giusto per documentazione, aggiungo un paio di numeri: al momento in cui scrivo il suddetto reel ha raggiunto, solo sull’account Instagram di don Ravagnani, 659mila visualizzazioni (con circa 9.500 reazioni e 1800 commenti): non molti, per un autore capace in diverse occasioni di superare il milione di click, ma neppure pochi. Ciò premesso, ho selezionato, tra le tante, due storie digitali di questi giorni che ritengo si possano accostare a quella di cui sopra: una per evidenziare l’aspetto forse più serio tra i tanti che riguardano l’attività dei preti online, e l’altra per suggerire, una volta di più, di quanti e quali possibili ribaltamenti di ruolo la Rete è capace. Il rosario consigliato dal medico Inizio da quest’ultima. La riporta, su “ChurchPop” (bit.ly/46RqSuC), Harumi Suzuki. Un giovane medico colombiano, José Jorge Maya, ha pubblicato sui suoi account un video (bit.ly/4nkmcU9) nel quale descrive i benefici che la salute fisica delle persone può trarre dalla recita del Rosario. Le visualizzazioni complessive sono molto alte, in rapporto alle sue medie: 865mila su Instagram, 232mila su TikTok, 132mila su Facebook. 27 anni, specializzando in Medicina interna, dedica la sua attività sui social a tematiche di carattere strettamente sanitario – compresi consigli su «sport, alimentazione e su come mantenersi attivi e in salute», oltre che intorno alla condizione di studente che frequenta una specializzazione di medicina. Sono stati i commenti ricevuti a un filmato in cui compariva con un rosario in mano a indurlo a questo fuori-programma nel quale, peraltro, inizia comunque a parlare «come medico» (e non come catechista o altro), precisando di essersi documentato «in letteratura». «Quando preghiamo il Rosario, la nostra frequenza respiratoria e quella cardiaca diminuiscono», spiega, e la migliore ossigenazione del sangue dona una «sensazione di calma e benessere». Inoltre, chi recita regolarmente il Rosario ha una maggiore percezione, rispetto agli altri, di «pace e pienezza». Nella parte conclusiva, il dott. Maya imprime poi una svolta al suo dire: «Come medico, devo ammettere che le evidenze non sono abbastanza forti da farmi raccomandare il Rosario» per la salute, ma «come persona posso dire che, da quando prego ogni giorno il Rosario, non ho trovato solo pace, ma risposte, consolazione, fede». In Cina un Codice di condotta per il cleroLa storia seria arriva dalla Cina. Ne scrive, con la consueta precisione, “AsiaNews” (bit.ly/4nHCrKy). Il Dipartimento per gli affari religiosi del Governo cinese ha emanato un “Codice di condotta per il clero religioso su Internet” che specifica punto per punto «che cosa un prete o un altro ministro di culto di una delle fedi ufficialmente riconosciute in Cina può e (soprattutto) non può fare sul web». La disposizione, ennesima prova delle restrizioni alla libertà di espressione nella Repubblica popolare cinese, è piuttosto chiara: «Il clero religioso non deve svolgere attività online in quanto tale»; può predicare o svolgere attività di formazione religiosa, scrive l’agenzia del Pime, unicamente «attraverso siti web, applicazioni, forum, ecc. legalmente istituiti da gruppi religiosi, scuole religiose, templi, monasteri e chiese» in possesso di un’apposita licenza. Non si tratta solo di prevenire i ministri di culto dallo svolgere online opera di «sovversione del potere statale» o di opposizione al Partito comunista; neppure le attività di catechesi rivolte ai giovani, i momenti liturgici, le preghiere, e tantomeno le donazioni, possono essere diffusi o promossi su siti e social da singoli chierici; ci sono proibizioni specifiche anche rispetto all’IA generativa, all’utilizzo di siti web esteri e all’attività del clero straniero o proveniente da Hong Kong, Macao e Taiwan. Sono misure severe: segno che anche la più grande autocrazia del mondo riconosce – e teme – le potenzialità di un ministro di culto che si muova con sufficiente perizia nell’ambiente digitale.

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