Shelly voce degli indiani e l’email che la fa ridere

March 5, 2025
Per raccontare storie servono soldi, ma la ricchezza che portano è incommensurabile. Dopo aver riflettuto a lungo, Shelly Lowe ha risposto così alla email arrivata sul suo schermo per ordine di Elon Musk. Poi ha chiamato Harvard, nel caso nei prossimi mesi la sua posizione fosse eliminata. Shelly è la presidente del “National Endowment for the Humanities”, agenzia federale che finanzia programmi culturali in tutti gli Stati Uniti. Per il suo lavoro la 50enne ha già ricevuto un premio, che le è stato consegnato da Joe Biden lo scorso ottobre alla Casa Bianca. Durante il ricevimento ha sottolineato quanto sia importante che un’indigena come lei, che appartiene alla nazione Navajo, diriga un’istituzione incaricata di decidere quali tradizioni orali e quali espressioni letterarie entrano a far parte del patrimonio umanistico americano. Tre mesi più tardi Donald Trump ha promesso di eliminare il National Endowment for the Humanities come voce di bilancio «inutile e dispendiosa». Shelly non è stata dunque sorpresa quando un’email le ha chiesto di quantificare i risultati del suo lavoro dell’ultima settimana. «Ma quando ha letto l’email ho riso – spiega –. Le discipline umanistiche sono la base di tutte le cose. Come le quantifichi?». Shelly ci ha comunque provato. «Ovviamente abbiamo un ufficio di valutazione che ci dice in quali parti del Paese e su quali gruppi demografici abbiamo un impatto e dove non ne abbiamo. Ci basiamo su dati oggettivi per lavorare e stabilire quali progetti sovvenzionare». In questo modo l’agenzia lo scorso anno ha deciso di lanciare sovvenzioni di dimensioni più ridotte per raggiungere organizzazioni e distretti scolastici più piccoli e con meno personale amministrativo. «È stato un successo – continua Lowe – ma non calcoliamo gli effetti dei finanziamenti in termini di dollari prodotti. Così come non esiste un’unica definizione del lavoro che facciamo per incoraggiare la crescita delle discipline umanistiche. È come definire il ruolo della cultura. Viene dalla famiglia e dalla comunità e ti aiuta a capire che tipo di persona dovresti essere e come dovresti vivere nel mondo». Nonostante l’ilarità iniziale, l’email di Musk ha lasciato un gusto amaro in bocca a Shelly, ricordandole quello che aveva spesso quando è arrivata in città dalla riserva. «Quando ho ottenuto una borsa di studio all’Università dell’Arizona – racconta – mi veniva detto spesso che l’avevo vinta solo perché ero indigena, non perché ero qualificata, e che avrei fallito». Invece si è laureata in Sociologia, quindi ha lavorato per l'Università come facilitatrice della formazione degli indigeni e conseguito un master in “Studi sugli indiani americani”. Il passo successivo è stato Yale, dove è stata assunta come assistente per gli affari dei nativi americani e direttrice del “Native American Cultural Center”. Nel 2009 Shelly Lowe è stata chiamata a dirigere il “Native American Program” ad Harvard. Strada facendo, ha raccolto un tesoro inestimabile di storie che meritano di essere raccontate e conservate come parte integrante della cultura nazionale. «Siamo un Paese così grande che contiene tantissime storie fantastiche, ma non sempre abbiamo modo di ascoltarle – dice –, per ciascuna che leggiamo o sentiamo ce ne sono altre dieci nascoste». Portarle a galla e diffonderle è stata la missione di Lowe al National Endowment. Qui ha usato i circa 167 milioni di dollari di dotazione annua per sostenere conferenze e mostre, ma anche pubblicazioni e registrazioni, presso biblioteche, musei, scuole e università in tutti gli Usa. Nel 2024, ad esempio, ha speso 4 milioni per un progetto di raccolta di storie orali nelle riserve indiane per poi insegnarle in tutte le scuole americane. «Essendo cresciuta in una piccola comunità rurale Navajo nel nord-est dell’Arizona, ho visto personalmente come le discipline umanistiche possano sostenere e rafforzare individui, comunità e istituzioni – dice – e sono convinta che l’accesso alle ricchezze umanistiche debba essere più uniforme». Shelly si illumina: «Ecco, questo è quello che fa l’Endowement. Chiuderlo impedirà a innumerevoli storie di essere raccontate». © riproduzione riservata

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