Lorefice, 10 anni da arcivescovo nel solco di Pino Puglisi e Biagio Conte
Fu papa Francesco a volerlo alla guida dell'arcidiocesi di Palermo. Per l'anniversario oggi alle 18 una Messa in Cattedrale. Mentre il presule, in un'intervista, si racconta

A Palermo tutti lo chiamano don Corrado. La semplicità amichevole che circonda l’arcivescovo descrive perfettamente il legame affettuoso di una città unita al suo pastore. D’altronde è stato l’interessato stesso a rivendicare, più volte, un approccio di una solidale vicinanza. «Io vengo dalla strada – ha detto in una recente intervista al quotidiano online LiveSicilia.it – per me è normale stare in mezzo alla gente». Fu Papa Francesco a nominarlo – il 27 ottobre del 2015 – arcivescovo di Palermo. Il 5 dicembre dello stesso anno – il decennio scocca oggi – l’ordinazione episcopale in Cattedrale. Una Messa verrà celebrata, quindi, alle 18 nello stesso luogo. Nel suo recente libro, scritto con il giornalista Nuccio Vara: Nel segno della speranza, un vescovo a Palermo, città delle emergenze (edizioni Zolfo), il presule racconta quell’evento che lo colse di sorpresa. «La mia avventura episcopale – imprevedibile e del tutto inattesa – ebbe inizio a Modica, dove ero parroco nella chiesa madre di San Pietro Apostolo, esattamente il 2 ottobre del 2015, proprio mentre mi apprestavo, come ero solito fare il primo venerdì di ogni mese, a portare l’Eucaristia nelle case degli anziani della comunità». Questo l’incipit della narrazione, che prosegue: «Tra una visita e l’altra diedi un’occhiata al cellulare e notai una chiamata persa da un numero sconosciuto con prefisso “06”, quello di Roma. Spinto dalla curiosità, non senza un pizzico di apprensione, richiamai. Rispose la Nunziatura apostolica presso l’Italia della Santa Sede. Mi presentai e la chiamata venne trasferita alla segreteria del nunzio, monsignor Adriano Bernardini, che voleva parlarmi con urgenza». Il primo capitolo di una lunga storia venne suggellato da un incontro col Pontefice, che consegnò al prescelto un monito: «Promettimi di rimanere quello che sei e di non cambiare mai».
Da allora, si instaurò con la città un rapporto fortissimo, vissuto con particolare intensità il 15 settembre del 2018, nel venticinquesimo anniversario del martirio del beato Pino Puglisi, assassinato da Cosa nostra. Papa Francesco, in visita a Palermo, volle pranzare, con l’arcivescovo alla mensa dei poveri, nella missione “Speranza e carità”, fondata da Biagio Conte. Don Pino e fratel Biagio, entrambi scomparsi, sono fonte di ispirazione continua per il pastore di Palermo. Da qui la reiterata esigenza di incalzare la comunità, con interventi pubblici decisi, sul veleno del crack e delle droghe, sulla violenza e sull’emarginazione. «Palermo – ha ricordato Lorefice – va guardata con gli occhi di chi la ama, per cogliere la sua bellezza. Ma vedo la recrudescenza di alcuni problemi che rappresentano fonte di preoccupazione e motivo di una ulteriore assunzione di responsabilità. Penso all’aumento delle nuove povertà, che hanno alla base le ferite endemiche di una città in cui manca l’essenziale: il lavoro, la casa, la cultura, il pane, una vita di relazioni. Se questo non c’è, si presta il fianco a chi vuole sostituirsi alle istituzioni». Nei giorni scorsi, intervenuto allo Zen, quartiere dei mille disagi, nel corso di una partecipatissima assemblea, convocata per costruire una prospettiva contro il degrado e l’abbandono dei giovani e dei bambini, l’arcivescovo ha nuovamente rilanciato una tenace speranza. «Le periferie – ha detto – nascono quando perdiamo l’unico vero centro: ogni persona che abita la città. Palermo è risorta, sta emettendo il vagito della sua nuova rinascita». Questo il suo annuncio di una buona novella da confermare, ogni giorno, nel nome di un cammino di cambiamento.
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