È la vitalità dell'Africa a evangelizzare l'Europa
di Anna Pozzi
Il dinamismo africano sta dando un grande contributo, che rigenera anche molte comunità del Vecchio Continente
Padre Gaudêncio Pereira è un missionario del Pime originario della Guinea-Bissau che, dopo aver studiato in Brasile e in Italia, opera da molti anni all’altro capo del mondo, in Papua Nuova Guinea, (Oceania), dove accompagna i giovani in un quartiere periferico e problematico di Port Moresby. I padri Jasper Kirimi e Caius Moindi, entrambi keniani della Consolata, guidano la parrocchia del Sacro Cuore di Gesù sull’isola di Taiwan. Padre Joseph Mumbere, invece, è un comboniano congolese che difende le popolazioni minacciate dalle attività minerarie di Piquiá-Açailândia, nello Stato del Maranhão in Brasile, mentre più a nord, a Oiapoque, un verbita togolese, padre Augustin Mevor, si prende cura di una comunità al confine con la Guyana francese, composta di indios, afrodiscendenti, pescatori e piccoli contadini, colpiti dalla crisi climatica e dagli effetti di un enorme progetto petrolifero. Sono solo alcuni dei moltissimi esempi che si potrebbero fare di missionari africani in giro per il mondo. Perché, effettivamente, è cresciuto moltissimo il numero di sacerdoti, ma anche di suore, che dall’Africa si mettono al servizio dell’annuncio lungo le frontiere contemporanee della missione alle genti. Europa e Italia comprese, che - dal canto loro - sono sempre meno terra di missionari e sempre più, esse stesse, terra di missione.
«L’Africa è il futuro della Chiesa, è un’evidenza», ha ribadito in più occasioni il cardinale Fridolin Ambongo, arcivescovo di Kinshasa e presidente del Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (Secam-Sceam). E con molte buone ragioni. L’Africa è un continente demograficamente molto giovane, dove l’età media si aggira attorno ai 18-20 anni (contro i 46,8 dell’Italia). La Chiese del continente sono lo specchio di questa giovinezza e di questa vitalità, nonché del grande dinamismo che anima le società africane e, ovviamente, anche delle molte criticità e delle grandi sfide che lo attraversano. I seminari continuano a essere pieni di giovani, anche se non più come in passato, e molte congregazioni religiose come pure tanti Istituti missionari europei vi hanno attinto nuove vocazione (anche se non più come in passato). L’Africa, dunque, è anche il futuro della missione?
In questo mese di ottobre, in cui la Chiesa mette al centro la dimensione dell’annuncio, può essere interessante guardare la missione anche da un’altra prospettiva. Ovvero da Sud. E dall’Africa, in particolare. Papa Leone XIV, che fu lui stesso missionario in Perù, ha ricordato domenica scorsa, in occasione della Giornata missionaria mondiale, «quanto la fede, la preghiera e la generosità dimostrate in questa Giornata possano cambiare intere comunità». E questo è ancora visibilissimo in molti contesti, anche per le tante opere di promozione umana – in particolare in campo educativo e sanitario – che vengono portate avanti dai missionari e dalle missionarie in tutto il mondo. Oggi però la “ricchezza” della missione si misura anche in “risorse umane”. E in questo senso, l’Africa sta dando un grande e importante contributo, in uno spirito rinnovato di cooperazione tra le Chiese, che interroga e rigenera anche molte comunità della Vecchia Europa. «La Chiesa è tutta missionaria – ha ribadito domenica papa Leone sulla scia di Francesco –, ma preghiamo specialmente per gli uomini e le donne che hanno lasciato tutto per portare il Vangelo a chi non lo conosce». Sono i missionari e le missionarie di speranza tra le genti, che camminano insieme nella condivisione della fede e che oggi hanno sempre di più anche il volto dell’Africa.
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