Le ingerenze rendono incerto lo scenario in America latina

Ancora una volta la nostra regione si trova intrappolata tra forze esterne che, sotto il pretesto della sicurezza, nascondono abusi di potere e antiche ambizioni
December 9, 2025
La geopolitica nella nostra regione sembra destinata a non conoscere tregua. Ancora una volta, l'America Latina si trova intrappolata tra forze esterne che, sotto il pretesto della sicurezza, nascondono abusi di potere e antiche ambizioni. Dalla metà del 2025, gli Stati Uniti, sotto l'amministrazione di Donald J. Trump, hanno lanciato un'offensiva senza precedenti nel Mar dei Caraibi, l'Operazione Lancia del Sud. Il Pentagono ha dispiegato navi, aerei e personale militare con la motivazione di frenare il traffico di droga legato, secondo loro, alle reti venezolane. In pochi mesi, l'operazione ha accumulato più di venti attacchi a piccole imbarcazioni e almeno ottanta morti, secondo i dati della stampa. Uno degli episodi più controversi si è verificato in acque internazionali, dove un'imbarcazione è stata distrutta e, poche ore dopo, un secondo attacco ha colpito i sopravvissuti. Esperti internazionali hanno sottolineato che potrebbe trattarsi di un “double tap”, una pratica vietata dal diritto umanitario. La risposta di Caracas non si è fatta attendere. Il governo venezuelano ha denunciato l'aggressione diretta, ha attivato il massimo allarme militare e ha avvertito Washington di eventuali ritorsioni con missili anti-nave. Esercitazioni navali, difese costiere rafforzate e dichiarazioni sempre più dure hanno riportato la tensione in un Caraibi che conosce già questo tipo di scenari. Nel frattempo, negli Stati Uniti l'operazione ha generato divisioni. Alcuni settori la difendono come una lotta necessaria contro il “narcoterrorismo”, mentre altri ne mettono in discussione la legalità, la mancanza di procedimenti giudiziari e l'ombra di possibili esecuzioni extragiudiziali. Le domande si moltiplicano. Si tratta davvero di una guerra contro la droga o di un tentativo occulto di indebolire il governo di Nicolás Maduro e forzare un cambio di regime? I segnali sono inquietanti. Prendere decisioni militari con un impatto diretto sul territorio venezuelano e proporre la cattura del presidente, accusato di guidare una rete di narcotraffico, potrebbe destabilizzare ulteriormente il Paese, aggravare le disuguaglianze e accelerare i flussi migratori. Anche la comunità internazionale ha alzato la voce. Le Nazioni Unite, insieme ai governi latinoamericani ed europei, hanno avvertito che questa escalation militare minaccia di compromettere la stabilità dell'intera regione. In Venezuela le ripercussioni si fanno già sentire, la sovranità è compromessa, le comunità costiere vivono nella paura e il settore petrolifero, fondamentale per il mercato globale, opera sotto crescente pressione. A ciò si aggiunge l'impatto della recente chiusura dello spazio aereo, che ha generato tensioni logistiche e diplomatiche. Ma ciò che sta accadendo non è solo un'operazione navale. È un altro capitolo nella lunga storia degli interventi in America Latina. Un continente che credeva di essersi lasciato alle spalle le ingerenze esterne vede nuovamente il proprio destino deciso tra minacce, dichiarazioni e decisioni prese lontano dai propri confini. Le parole di Trump, che afferma che qualsiasi paese da lui considerato produttore di droghe illegali destinate agli Stati Uniti può essere oggetto di un attacco militare, riaccendono echi del passato. Oggi la regione sta attraversando un punto di svolta che richiede diplomazia, unità e chiarezza politica per evitare un nuovo ciclo di violenza e indebolimento istituzionale. L'America Latina conosce bene gli effetti dell'ingerenza e della frattura sociale, per cui è essenziale non distogliere lo sguardo, mettere in discussione i discorsi semplicistici, difendere la sovranità ed esigere soluzioni pacifiche è un dovere civico.

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