All'automobile condivisa in città hanno bucato le gomme

Zity in crisi chiude a Milano, Enjoy per resistere elimina i benefici che rendevano attrattivo il car-sharing: ecco le ragioni di un fenomeno che si è rivelato fallimentare
December 15, 2025
All'automobile condivisa in città hanno bucato le gomme
Una delle Dacia Spring elettriche di Zity by Mobilize: la società di car sharing del Gruppo Renault terminerà di operare dal 18 dicembre
Utilizzare automobili prese a noleggio per strada per brevi periodi pagando in base ai minuti di utilizzo, e lasciandole poi parcheggiate ovunque per l’utente successivo. Doveva essere la nuova e rivoluzionaria formula di mobiltà del futuro, che abbatteva il concetto di proprietà privata delle auto in città sostituendolo con quello della condivisione dei mezzi. Dopo un avvio incoraggiante però la sharing economy al volante si sta rivelando un sostanziale insuccesso. A Milano, in particolare, dove dal 18 dicembre ci saranno 650 vetture condivise in meno.
L'operatore di car sharing Zity (quello che mette a disposizione le Dacia Spring bianche e verdi elettriche) smetterà infatti di operare. Lo ha comunicato la stessa azienda nata nel 2017 a Madrid come joint venture tra la società spagnola Ferrovial e Mobilize, brand del gruppo Renault, precisando che la scelta è dipesa dalle «circostanze del mercato» e «dall'insostenibilità di questo tipo di attività nel suo formato attuale».
Non si tratta di un addio isolato, ma di un modello che pare al tramonto quasi ovunque perchè comporta per gli operatori margini sempre più bassi a fronte di costi di gestione in crescita, permessi sempre più cari, e la variabile penalizzante della vandalizzazione dei mezzi. Zity aveva debuttato a Milano nel giugno del 2022 e, dopo tre anni e mezzo di servizio nel capoluogo lombardo, la compagnia si congeda dopo aver erogato 1,7 milioni di noleggi a circa 136mila utenti riducendo, afferma, "l'emissione di una quantità significativa di CO2, dimostrando che la mobilità condivisa ed elettrica è la strada giusta”.
La retromarcia però è stata inserita da anni, a iniziare da Car2Go – l’operatore che in molte città utilizzava le Smart bianche e azzurre del Gruppo Mercedes - che dopo l’avvio folgorante nel 2013 si era fusa nel 2019 con DriveNow di BMW senza essere mai riuscita a raggiungere il pareggio di bilancio. Nemmeno la nuova società, ShareNow, è mai decollata malgrado unisse le forze di due costruttori tedeschi molto potenti, ed è stata acquistata nel 2022 da Stellantis che l’ha assorbita nel suo servizio di mobilità Free2Move a dimostrazione del fatto che solo concentrando le attività il car sharing riesce a resistere. Ma le chiusure di Twist e Share’ngo, e il ridimensionamento di Drivalia, hanno confermato le difficoltà di fondo.
Ora anche Enjoy, uno degli operatori più “visibili” con le sue Fiat 500 rosse, ha deciso di trasformare il suo servizio cancellando di fatto le principali ragioni di attrattività del car-sharing. Enilive ha comunicato infatti che a partire dal 12 gennaio 2026 a Milano, Torino e Firenze, e dal 21 gennaio 2026 a Roma e Bologna, le auto di Enjoy avranno come punto di riferimento esclusivamente gli Enjoy Point, aree dedicate che si trovano all’interno delle stazioni di servizio Enilive e in vari aeroporti e stazioni ferroviarie, dove i clienti potranno iniziare e terminare i noleggi. Sostanzialmente le vetture non potranno più essere prese e lasciate ovunque. “La trasformazione del servizio – spiega una nota - consentirà a Enilive di mantenere uno standard di cura delle vetture più elevato, monitorare lo stato dei veicoli e intervenire per eventuali necessità di manutenzione”. Con l’introduzione di questa nuova modalità, inoltre, dalle stesse date l’accesso alle ZTL non sarà più consentito e, in caso di parcheggio sulle strisce blu, anche a bordo di Enjoy sarà necessario pagare il ticket secondo le tariffe stabilite localmente come avviene per qualunque auto privata.
Il settore dello sharing a Milano in particolare è in difficoltà da diversi anni, nonostante sia stata la prima città in Italia a incoraggiarne lo sviluppo e a disincentivare l'uso di mezzi privati con la creazione delle Aree C e B. Secondo l'ultimo rapporto dell’Agenzia mobilità ambiente territorio (Amat) riferito al 2024, le auto in sharing mediamente circolanti ogni giorno erano circa 2.100 (su oltre 3mila autorizzate). Negli anni il numero giornaliero dei noleggi è drasticamente diminuito: nel 2018 erano quasi 17mila, contro gli 8mila del 2024.
Da tempo gli operatori segnalano che mantenere il servizio a Milano è diventato insostenibile: ogni veicolo genererebbe perdite superiori ai 400 euro al mese, un dato determinato dal canone comunale, oggi di gran lunga il più elevato tra le grandi città italiane, oltre che dagli elevati costi operativi. Ma mentre Roma, Torino e Bologna hanno scelto di rivedere o azzerare i canoni per non compromettere un servizio divenuto essenziale per la mobilità urbana, a Milano al momento, ricorda Assosharing, "non sono stati adottati interventi analoghi, nonostante i numerosi confronti istituzionali e la presentazione formale di proposte tecniche".
Secondo Luigi Licchelli, presidente di Assosharing, l'associazione che riunisce le aziende che operano nel settore, «c'è il rischio che anche gli altri operatori decidano di lasciare la città». Licchelli – che è un manager di ShareNow/Free2move – dice che i problemi del settore “in parte sono strutturali e in parte dipendono dall'amministrazione visto che il Comune applica delle commissioni molto alte per i mezzi in circolazione: gli operatori devono pagare 175 euro al mese per ogni auto con motore a combustione e 45 per ogni auto elettrica”. Inoltre, per molti utenti prendere un'auto in sharing spesso è più complicato che spostarsi con i mezzi, tra la ricerca di un parcheggio e la difficoltà di trovare una macchina nelle vicinanze. «Abbiamo chiesto al Comune di riservarci degli stalli, ma finora ne sono stati fatti pochissimi», dice Licchelli. «Il Comune – aggiunge - richiede che le aziende coprano una superficie estesissima di Milano, ma così facendo le auto sono disperse in tutta la città ed è difficile per gli utenti trovarne una vicina e molti rinunciano. La situazione è molto grave: l'amministrazione dovrebbe agire in maniera tempestiva per evitare la desertificazione dell'offerta a Milano».
Allargando lo scenario oltre i nostri confini, il car sharing sembra in difficoltà anche in altri Paesi. La principale piattaforma di noleggio di auto del Regno Unito, l’americana Zipcar, ad esempio, ha fatto sapere che chiuderà le sue attività britanniche entro la fine dell’anno per un forte calo dei ricavi. L’operatore statunitense aveva già sospeso le sue attività a Oxford, Cambridge e Bristol per concentrarsi esclusivamente su Londra dove vantava oltre mezzo milione di abbonati.

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