Nelle imprese l’IA ora raddoppia. «Un Osservatorio per l’impatto»

Secondo i dati Istat, sono soprattutto le grandi aziende ad aver avviato progetti di intelligenza artificiale, mentre le pmi restano indietro. A frenare gli investimenti anche la mancanza di competenze
December 15, 2025
Nelle imprese l’IA ora raddoppia. «Un Osservatorio per l’impatto»
L’intelligenza artificiale entra nel cuore del lavoro italiano. I dati Istat diffusi oggi fotografano un’accelerazione netta: in un solo anno l’adozione dell’IA da parte delle imprese è raddoppiata. Oggi il 16,4% delle aziende con almeno dieci addetti utilizza almeno una tecnologia di IA, contro l’8,2% del 2024 e il 5% del 2023. Il salto è ancora più evidente tra le grandi imprese, dove oltre la metà, il 53,1%, ha già avviato progetti di IA, ampliando il divario con le pmi, al 15,7% pur in forte crescita. La fotografia resta però segnata da un paradosso. L’83,6% delle imprese italiane non adotta ancora alcuna tecnologia di IA. A frenare gli investimenti sono soprattutto due fattori: la mancanza di competenze adeguate, indicata da quasi sei imprese su dieci che hanno valutato ma poi rinunciato all’IA, e l’incertezza normativa, con il 47,3% che segnala scarsa chiarezza sulle conseguenze legali.
L’adozione dell’IA non è uniforme. I settori più avanzati sono quelli dell’informatica e dei servizi di informazione, dove oltre il 53% delle imprese utilizza soluzioni di IA. Dal punto di vista territoriale, il Nord-ovest corre più veloce, con una quota di imprese utilizzatrici salita in un anno dall’8,9 al 19,3%. L’energia, i servizi informativi e le professioni tecniche guidano anche l’uso dell’analisi dei dati e dei sistemi intelligenti, mentre commercio e turismo restano più legati a strumenti digitali tradizionali come social media e vendite online. È in questo scenario che nasce l’Osservatorio sull’Intelligenza artificiale nel mondo del lavoro. Istituito con il decreto ministeriale previsto dalla legge 132 del 2025, che dà attuazione nazionale all’AI Act europeo, l’Osservatorio rappresenta la prima cabina di regia pubblico-sociale dedicata a governare l’impatto dell’IA su occupazione, competenze, diritti e condizioni di lavoro. L’avvio operativo è previsto nel 2026, ma la sua architettura è già definita: un comitato di indirizzo, una commissione etica, una consulta delle parti sociali e quattro comitati tecnico-scientifici tematici. Presidente della commissione etica sarà padre Paolo Benanti, professore all'università Luiss Guido Carli e presidente della Commissione sull'Intelligenza artificiale per l'informazione presso la presidenza del Consiglio dei ministri. «Abbiamo scelto di costruire l’Osservatorio come un luogo aperto e stabile di confronto», ha spiegato oggi la ministra del Lavoro Marina Calderone, «in cui istituzioni, parti sociali ed esperti lavorano insieme per governare il cambiamento e supportare le decisioni pubbliche».
Il documento strategico che accompagna la nascita dell’Osservatorio colloca questa scelta dentro una visione più ampia, quella della cosiddetta Quinta rivoluzione industriale. L’IA non è vista come una tecnologia che sostituisce il lavoro umano, ma come una forza che ne trasforma mansioni, competenze e organizzazione. Le analisi richiamate mostrano come solo una quota limitata di lavori sia a rischio diretto, mentre la maggioranza delle professioni va incontro a una riconfigurazione delle attività, con un crescente peso delle capacità umane: decisione, creatività, empatia, supervisione. Nel 2024 il mercato dell’IA in Italia ha raggiunto 1,2 miliardi di euro, con una crescita del 58% in un solo anno. L’Osservatorio punta su conoscenza e monitoraggio, sulla definizione di principi condivisi e su un forte investimento in formazione e alfabetizzazione digitale. Le stime citate nel documento parlano di una necessità di riqualificazione che potrebbe coinvolgere fino a un terzo della forza lavoro europea entro il 2030.
Tra le funzioni principali dell'Osservatorio figurano la definizione della strategia nazionale sull'IA nel lavoro, il monitoraggio degli impatti su produttività, occupazione e condizioni lavorative, I'individuazione dei settori e delle professioni più esposte all'adozione di sistemi di IA e I’aggiornamento continuo delle Linee guida nazionali. «L’etica non deve essere percepita come un freno all’innovazione, ma come la bussola necessaria per orientare la trasformazione digitale verso il bene comune – ha evidenziato ieri alla presentazione padre Benanti –. In seno all'Osservatorio, il nostro compito sarà garantire che l'efficienza degli algoritmi non calpesti mai la dignità della persona».

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