In Africa cresce la “foresta” delle piccole iniziative

Suor Maamalifar Poreku, missionaria ghanese di Nostra Signora d’Africa, incarna l'impegno dal basso per fornire risposte alla crisi climatica e ambientale
November 18, 2025
In Africa cresce la “foresta” delle piccole iniziative
Suor Maamalifar Poreku
Si dice che fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. In questi giorni, mentre alla Conferenza Onu sul clima di Belém (Cop30), i popoli dell’Amazzonia fanno giustamente sentire il loro grido di denuncia e indignazione per i troppi alberi che continuano a essere abbattuti, c’è una “foresta” silenziosa che cresce in Africa. È fatta di tante piccole e grandi iniziative che, soprattutto dal basso e perlopiù sconosciute, stanno cercando di dare risposte alla crisi climatica e ambientale, seminando alberi e generando speranza. Suor Maamalifar Poreku, missionaria ghanese di Nostra Signora d’Africa, incarna questo impegno e questo sogno, che unisce concretezza e spiritualità, efficacia e visione. Co-segretaria esecutiva dell’Ufficio per la giustizia, la pace e l’integrità del Creato dell’Unione internazionale delle superiore generali (Uisg) e coordinatrice della Campagna “Seminare speranza per il pianeta”, suor Maamalifar ha le idee chiare: «Il nostro è un movimento globale radicato nella fede, che affronta il degrado ecologico in modo non solo concreto, ma con un profondo coraggio spirituale e morale, sfidando le ingiustizie che stanno alla base della crisi». Del resto, ricorda la missionaria, «ecologia integrale significa riconoscere che la cura dell’ambiente non può essere dissociata dalla cura della dignità umana, in particolare dei poveri».
In Africa, questi principi si sono tradotti in una miriade di iniziative che hanno coinvolto congregazioni religiose e missionarie, istituzioni ecclesiastiche e gruppi di base e moltissimi giovani e donne. Gli ambiti di intervento sono i più diversi: dalla piantumazione di alberi su larga scala al ripristino di terreni ed ecosistemi degradati; dalla promozione dell’agroforestazione alla rivitalizzazione della biodiversità; dalla realizzazione di pozzi alimentati a energia solare alla creazione di sistemi di raccolta dell’acqua piovana in ospedali e scuole delle missioni. E poi una grande attenzione è stata posta al tema cruciale della formazione e a quello drammatico della fame.
Suor Maamalifar è convinta che «solo attraverso l’educazione a tutti i livelli è possibile produrre un reale cambiamento e tradurre la visione della Laudato Si’ in azioni concrete. Solo così la Chiesa può presentarsi come testimone credibile nell’affrontare questi grandi temi». Quello della formazione è un aspetto su cui lei stessa è molto impegnata così come lo è tutta la rete delle religiose presenti capillarmente in Africa. Programmi formativi sono stati promossi sia all’interno degli stessi Istituti religiosi, sia in collaborazione con le Chiese locali, sia direttamente con tutti coloro che sono impegnati in campo educativo, e specialmente con le donne: «Religiose, insegnanti, catechiste e leader di comunità, che abbiamo formato in questi anni, ora stanno trasmettendo, a loro volta, i principi dell’ecologia integrale alle nuove generazioni, inserendo la cura del Creato nei percorsi di fede e nella vita quotidiana».
Questo impegno risulta particolarmente sfidante e vitale in tanti contesti segnati dalla crisi climatica: prolungate siccità o catastrofiche alluvioni - a cui spesso si aggiungono le conseguenze nefaste di troppi conflitti - fanno sì che oggi più di 300 milioni di africani soffrano per l’insicurezza alimentare e le previsioni per il 2026 sono tutt’altro che rosee, anche a causa dell’esodo forzato di milioni di persone. Anche per questo, suor Maamalifar lancia un monito non più eludibile: «Oggi più che mai le Chiese in Africa devono rispondere alle sfide ambientali con crescente urgenza, senza mai perdere di vista il legame tra degrado ecologico e ingiustizia sociale».

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