Revenge porn, piaga sociale finita pure in tv tra alti e bassi

Con il caso Silvia-Emilio, Nudes 2 mostra come lo smartphone diventi arma di revenge porn ma anche occasione di crescita.
November 22, 2025
Revenge porn, piaga sociale finita pure in tv tra alti e bassi
Benedetto o maledetto telefonino. Almeno una volta lo si chiamava così. Adesso, nella maggior parte dei casi, siamo di fronte a smartphone che a tutto servono fuorché (o quasi) a telefonare. Benedetto perché il cosiddetto cellulare (altra definizione in disuso) ha praticamente rivoluzionato la comunicazione annullando le distanze. Maledetto perché ne siamo totalmente dipendenti e spesso lo usiamo persino per fare del male. È il caso, ad esempio, del cosiddetto «revenge porn», ovvero la diffusione, in particolare su social come WhatsApp, di immagini intime senza il consenso della persona o delle persone riprese. Si tratta di una piaga nella vita soprattutto di alcuni adolescenti, ma non solo di loro.
Di «revenge porn» si occupa anche la televisione, ad esempio con serie fiction antologiche come Nudes, ispirata a un format norvegese, giunta qui in Italia alla seconda stagione con un totale di sei storie distribuite su 19 episodi messi in rete prima su RaiPlay e poi su Rai 2 dove nella notte tra mercoledì e giovedì sono andati in onda gli ultimi tre sulla vicenda di Silvia ed Emilio. E mentre nella prima stagione vittime e carnefici erano gli adolescenti, con la loro incapacità di prevedere le conseguenze delle loro azioni, la loro impulsività e inesperienza, in questa seconda stagione sono gli adulti a portare in scena le proprie fragilità, ingenuità, scarsa educazione sentimentale e spesso solitudine. Nel caso «Silvia ed Emilio», ponte fra il mondo adolescenziale della prima stagione e quello adulto della seconda, il «revenge porn» si manifesta nell’ambiente sportivo, quello della scherma nello specifico, che ha regole ferree, pressioni psicologiche ed aspettative così pesanti da spingere i protagonisti ad avere comportamenti di cui poi si vergogneranno capendo una lezione molto importante.
L’agonismo del mondo della scherma diventa teatro di una controversa relazione fra una giovane schermitrice e il suo maestro e di conseguenza metafora dei rapporti umani fra adulti e ragazzi, compresi quelli all’interno di famiglie dove i genitori, con le proprie aspettative, spingono i figli a vincere ad ogni costo, ignari dei danni che possono causare sui ragazzi stessi. «Non sei l’unica a dover vincere a tutti i costi», confessa Silvia all’amica-rivale. «Ti ho soffocata con le mie aspettative – ammetta la mamma di Silvia di fronte alla figlia —. E non lo facevo per te, ma per me, per dimostrare che ero una brava madre». Il finale, almeno in questo caso, è comunque positivo. Tutto si ricompone. Il messaggio arriva chiaro nonostante una recitazione non sempre al massimo, una vicenda a tratti un po’ contorta e qualche soluzione piuttosto forzata che la regista Laura Luchetti e gli altri autori avranno ritenuto necessaria ad esempio per creare una certa suspense prima di far intuire e poi svelare l’autore del «revenge porn».

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