Occhi azzurri
Per anni ha lavorato come educatrice nella scuola materna del mio quartiere. Graziella, una febbre di vita, due occhi azzurri che rapivano chi li incrociava, amatissima dai bambini e dai genitori che facevano a gara nel chiedere che i figli venissero assegnati alla classe in cui insegnava. Mia moglie e io eravamo tra quelli, e mio figlio Corrado ha beneficiato per tre anni della sua passione per l’educazione e per il destino dei piccoli che le venivano consegnati. Una forza della natura, una vita spesa per accompagnare tante giovanissime vite a scoprire che l’esistenza è qualcosa di bello. Dopo che era andata in pensione, quando passeggiava per le vie del quartiere accadeva che venisse fermata da donne e uomini che lei aveva cresciuto e che volevano salutarla e ringraziarla. Poi un giorno, in maniera repentina, la malattia si era insinuata nel fisico di Graziella minandolo irrimediabilmente. Fino alla diagnosi irrevocabile: Alzheimer. Poche settimane fa ho incontrato il marito Valter, un angelo custode che le è sempre accanto e che mi ha raccontato di lei: «Vieni a trovarci». Quando sono entrato nella loro casa il cuore ha sobbalzato vedendo quel corpo irrigidito sulla carrozzina, segnato dalla malattia, il volto attraversato dalle rughe. Ma gli occhi… l’azzurro di quegli occhi, era rimasto acceso. © riproduzione riservata
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