Seguimi
Quel quadro l’ho visto tante volte, visitando la chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma, ma sempre mi colpisce per la sua potenza evocativa e comunicativa. Nella “Vocazione di San Matteo”, capolavoro di Caravaggio, Gesù punta l’indice sull’esattore seduto al banco delle imposte, e dentro la stanza in cui viene ambientata la scena entra un fascio di luce che si posa su di lui. “Seguimi”. “Proprio io?”, sembra dire Matteo puntando l’indice della sua mano contro il petto, sorpreso da quella chiamata inattesa. L’evangelista descrive l’esito di quell’incontro con sette parole, essenziali e potenti: “Ed egli si alzò e lo seguì”. Gesù ti chiama come sei e dove sei, nella tua quotidianità, non esige che tu ti metta a posto: gli vai bene così, domanda solo la tua disponibilità, chiede che la tua libertà si metta in azione. È così che si diventa cristiani: seguendo qualcuno e qualcosa di affascinante. Caravaggio ritrae i personaggi con gli abiti del suo tempo, mentre Gesù e Pietro sono vestiti secondo gli usi della Palestina del primo secolo. Quel salto temporale fissato sulla tela racconta l’essenza del cristianesimo: un fatto accaduto duemila anni fa continua ad accadere nel tempo, in ogni tempo. Fino a oggi, fino a noi, fino a me. © riproduzione riservata
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