Il miracolo della tenerezza
di Redazione
«Sto affrontando un periodo di prova, e mi unisco a tanti fratelli e sorelle malati: fragili, in questo momento, come me. Il nostro fisico è debole ma, anche così, niente può impedirci di amare, di pregare, di donare noi stessi, di essere l’uno per l’altro, nella fede, segni luminosi di speranza». Sei mesi fa, il 16 marzo, le parole di Papa Francesco nel messaggio per l’Angelus, per la quinta domenica consecutiva consegnato per iscritto a motivo delle sue condizioni di salute. Era ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma per una polmonite, mancava poco alla sua morte, e anche nella prova era capace di riconoscere nella sofferenza la presenza del Mistero. Un magistero della sofferenza, il suo, di cui è stato testimone fino all’ultimo. «Quanta luce risplende negli ospedali e nei luoghi di cura! Quanta attenzione amorevole rischiara le stanze, i corridoi, gli ambulatori, i posti dove si svolgono i servizi più umili! Perciò vorrei invitarvi, oggi, a dare con me lode al Signore, che mai ci abbandona e che nei momenti di dolore ci mette accanto persone che riflettono un raggio del suo amore». Anche a me, più di una volta, è accaduto di incontrare persone così, riflessi di un amore che si china sulle ferite e accarezza la sofferenza. Il miracolo della tenerezza. © riproduzione riservata
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