Angeline e l’istruzione che trasforma la vita
«Non è un’opinione, non l’ho letto da qualche parte: io l’ho vissuto. L’istruzione può trasformare la vita». La storia di Angeline sembra uscita da un romanzo: bambina dotatissima, arrivava a scuola dopo un lungo cammino senza scarpe e con i vestiti laceri. Per recuperare una matita o un quaderno si offriva di svolgere i lavori domestici per la sua maestra. La povertà affliggeva lei e la sua famiglia, nel villaggio rurale dello Zimbabwe in cui viveva. Anni prima, già la madre di Angie aveva dovuto rinunciare ai suoi sogni, e ora alla donna spezzava il cuore vedere la sua bambina così brillante sempre sul bilico dell’abbandono scolastico. Ma qualcosa cambiò quando l’organizzazione per il diritto allo studio CamFed attivò i suoi progetti di sostegno e offrì a 400 alunne povere la possibilità di andare avanti. Una di loro era la bambina scalza. Oggi Angeline Murimirwa, 45 anni portati allegramente, è una delle attiviste più conosciute al mondo nel campo dell’istruzione femminile ed è ai vertici della stessa organizzazione che 25 anni fa la aiutò, quando aveva 10 anni, a continuare a studiare. CamFed le pagò le tasse scolastiche, le fornì l'uniforme e i libri e le offrì un sostegno per alloggiare nel collegio, dato che viveva troppo lontano per andare a scuola a piedi tutti i giorni. Prima, tutto questo era semplicemente fuori dalla sua portata. Eppure lei ricorda di essersi sentita in colpa quando mangiava regolarmente a scuola, chiedendosi se la sua famiglia, a differenza di lei, sarebbe riuscita a sfamarsi. Oggi quei giorni sono solo un ricordo, ma anche uno stimolo: perché Angie ha capito sulla propria pelle quanto la possibilità di proseguire gli studi possa salvare le ragazze da matrimoni e gravidanze precoci e da un destino di infelicità. Ne è così convinta che non ha più abbandonato quell’organizzazione – l’unica che le aveva dato una possibilità –, e ha lavorato al suo interno per un decenni fino a farla diventare sempre più grande. Accanto a CamFed (Campaign for Female Education), di cui oggi Angie è amministratrice delegata, nel 1998 è nata un’associazione parallela che riunisce 312mila donne formate grazie ai programmi di sostegno all’istruzione: si tratta della più grande e potente rete di leader al femminile in Africa, che coinvolge altri Paesi, oltre allo Zimbabwe, tra i quali Ghana, Zambia, Malawi... Una sorta di grande sorellanza, con programmi per sviluppare l’autonomia e l’emancipazione delle ragazze. Pochi giorni fa, al gala per la sua inclusione tra le 100 donne più influenti della rivista Time, Angeline si è presentata con un lungo soprabito coloratissimo, i capelli ricci raccolti sopra la testa e poche parole capaci di calamitare l’attenzione dei presenti. «Sapete che solo il 5% delle bambine delle famiglie africane più marginalizzate completano la scuola superiore? Avete capito bene: il 95% delle ragazze nelle comunità rurali più marginali non finiscono i loro studi. Quando avevo 10 anni mia madre si privava del cibo per pagarmi la scuola, e io sono riuscita a continuare solo grazie al fatto che fui selezionata per godere del supporto di una organizzazione. Lì fuori ci sono milioni di bambine di 10 anni come ero io, che abbandonano le aule scolastiche prima del tempo. Andare a scuola offre possibilità di futuro. L’istruzione trasforma la vita. Io ne sono la prova». Angeline, nata nel 1979 o nel 1980 (non c’è certezza), è madre di quattro figli; nella sua vita ha ricevuto molti premi e riconoscimenti. La soddisfazione più grande però è la rete di Alumne che ha creato tra le ex beneficiarie dei programmi di CamFed: «Il nostro è un network di supporto sociale che sorveglia le bambine nelle scuole: abbiamo genitori che cucinano pasti sani, altri che costruiscono servizi igienici sicuri, capi villaggio che sovrintendono l’uscita da scuola delle ragazze e il loro ritorno a casa. Proteggiamo il loro futuro, e non le abbandoniamo neppure dopo l’ottenimento del diploma. Se una ha un colloquio di lavoro, una di noi le compra un vestito adatto; se si deve spostare in un’altra provincia, la accompagniamo. Facciamo rete, perché nessuna si perda». © riproduzione riservata
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