Calcio italiano ascolta Del Piero: la fantasia torni al potere

Torna il campionato con il derby della Madonnina, un modo per esorcizzare il momento da Azzurro tenebra
November 23, 2025
Calcio italiano ascolta Del Piero: la fantasia torni al potere
Alessandro Del Piero ai tempi della Juventus, squadra con cui ha giocato e vinto tutto, dal 1993 al 2012. Oggi 51enne fa il commentatore televisivo
Si torna alcampionato e sbandieriamo già il grande calcio che dovrebbe accendersi sotto leluci a San Siro che aspetta il primo derby con Milan e Inter proprietarie diuno stadio di cui ancora non sanno come e cosa farne. Ma è un ritorno dalretrogusto amaro quello del calcio italiano in primo piano, perché lasconfitta, proprio a San Siro contro la Norvegia di “Attila” Halaand haconfermato che non siamo più una potenza pallonara. Vacilla la nostra poveraRepubblica fondata sul pallone, non solo perché da un po’ sta abdicando alpotere dei “gesti bianchi”, il multimediale tennis di re Sinner (per gli "hobbyesti" il primato invece non è più il calcetto ma il mortificante padel,meglio lo squash dico io) ma per il fatto che questi altri 4 ceffoni (e sonostati 7 contro 1, in totale) presi dalla Norvegia ci fanno capire che qualcosaè cambiato, e in peggio. Haaland, 31 gol stagionali già segnati, è l’emblema dell’evoluzione dellaspecie dei bomber e non solo. Noi nell’82 al Mundial di Spagna trionfavamo al cospettodel Presidente partigiano Pertini con le armi della sapienza tattica del calcioall’italiana e grazie ai gol di quel principe degli opportunisti d’area che èstato Paolo Rossi. Il Pablito che fece piangere il Brasile di Zico e Falcao, maanche la Germania dell’allora gigante Hrubesch. Nel 2006 iniziavano aproliferare i giocatori ciclopici, i muscolari, ma comunque il Pallone d’oro lovinse il nostro mago dell’anticipo Fabio Cannavaro, difensore centrale piùbasso di qualche spanna rispetto alla media dei colleghi di reparto. E ilmiglior giocatore azzurro era il “Maestro” Andrea Pirlo, 177 cm (per 68 kg)appena qualche dito in più di Pablito Rossi, Roberto Baggio e del migliordirettore attuale alla Scala del calcio, il 40enne croato Luka Modric. Gentealla Del Piero per chi del calcio vintage si intende. All’Alex, “Pinturicchio”per l’esteta “Avvocato” Gianni Agnelli, non gli è mai passato per la mente difare l’allenatore, né di inventarsi procuratore e non farà mai, forse, neppureil presidente della Juventus, ma Del Piero meriterebbe un Pallone d’oro ancheper il post carriera da commentatore di calcio. Quando dice che il «il calcio è diventato grande e grosso».  e noi ci siamoadeguati a questo, dice una grande verità. Quel talento che avevamo nel vedereprima con l’occhio affinato al giocatore tecnico e di classe, e quindicalciatori come lui, né grandi né grossi ma con i piedi fatati e, atleti pieni dicoraggio e di altruismo (Del Piero è rimasto alla Juve anche in Serie B e lo hafatto da campione del mondo) ma soprattutto di fantasia. Nell’Italia di Del Piero,quella campione del mondo del 2006, la fantasia era al potere con lui, Pirlo eFrancesco Totti. Sorvoliamo poi sulla bontà dell’intera rosa di Marcello Lippi,in cui Rino Gattuso che era, con Materazzi e Grosso, il capo sindacale dellaclasse operaia poi finita in paradiso, era il meno attrezzato tecnicamente, maquanto a grinta e voglia di spaccare il mondo non aveva rivali. Più tenace del carismaticoZidane che perse la testa nella finale di Berlino, anzi la stampò sul petto d’acciaiodi “Matrix” Materazzi. E qui siamo al comparto difensori italiani di appena unpaio di decenni fa. La grande scuola difensiva nazionale si contraddistinguevaper senso della posizione (Franco Baresi docet), tempra agonistica (Materazziappunto) ed eleganza (Scirea, Nesta, Paolo Maldini, Fabio Cannavaro…). Adessoquelli che dovrebbero essere delle colonne portanti, vedi l’interista Bastoni, nelclub fanno cose da Champions, ma poi quando indossano la maglia azzurra diventanodegli uomini qualunque, pronti ad essere sbertucciati dal primo attaccante chepassa dalle parti di Donnarumma. Questo è il quadro in vista del 26 marzoquando la Nazionale di Gattuso si giocherà il dentro-fuori contro l’Irlanda delNord. Nell’attesa per consolarci e per scacciare i cattivi pensieri (tiporestare fuori dal Mondiale per la terza di fila) proviamo ad entusiasmarci conquesto campionato in cui tra Pio Esposito all’orizzonte non si vedono talentiazzurrabili che possono fare invertire la rotta da qui al Mondiale del 2026. Lefavole al momento le stanno vivendo solo al di là dell’Oceano dove il piccologrande Curaçao di mister Advocaat o gli africani di Capo Verde e perfino l’Uzbekistandi Cannavaro possono mostrare con fierezza il pass per i prossimi Mondialiamericani, mentre noi no. Non vorremmo cantare come i Nomadi “e noi non cisaremo”, ma anche dalla Serie A serve una scossa e almeno iniziare a pensare comeuna volta quando alla forza fisica e a questa patetica costruzione dal basso sianteponeva il bel gesto tecnico e anche un pizzico di gioco di rimessa e alla bisognadi catenaccio, perché nel mondo questo era conosciuto come il “gioco all’italiana”.Fino a prova contraria, il più imitato e il più vincente che ci sia, anche nelterzo millennio.

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