Pietrangeli, Maestrelli, Totti: a Roma i campioni sono eterni, come la città

Dissertazione dopo l'addio al Capitano del tennis azzurro e il tifo surreale verso l'ex Capitano della Roma
December 7, 2025
Pietrangeli, Maestrelli, Totti: a Roma i campioni sono eterni, come la città
Il feretro del grande campione ed ex capitano azzurro del tennis Nicola Pietrangeli (1933-2025) omaggiato nel campo del Foro Italico a lui intitolato in vita (Reuters)
La grande bellezza di Roma sta anche nei suoi campioni dello sport, in quei simboli eterni quanto la città, come Nicola Pietrangeli, Tommaso Maestrelli e Francesco Totti. La bellezza di uno sport, sta dunque nella grandezza dei suoi protagonisti. E quest’idea mi ha spettinato i pensieri lunedì mattina subito dopo un triste presagio. Passo davanti al campo di Tor di Quinto e mi immagino Tommaso Maestrelli con il fischietto in mano che sta facendo disputare la partitella fratricida alla sua Lazio, quella di Giorgio Chinaglia e di Re Cecconi, i ragazzi del ’74, quelli del primo storico scudetto. A proposito, apprendo che la vita di Maestrelli, eroe della Resistenza prima che dei tifosi laziali, diventerà un film diretto e interpretato da Kim Rossi Stuart, uno dei nostri migliori attori, un uomo di sport anche generoso, perché affronterà il personaggio simbolo della Lazio da cuore romanista. Nicola Pietrangeli, da storico tifoso laziale, spesso si è allenato con quella Lazio di Maestrelli, perché non amava solo il tennis, ma lo sport tutto, calcio compreso. Anzi era convinto di essere un grande calciatore al punto che una volta a Gianni Rivera disse convinto: «Sei stato fortunato che ho giocato a tennis che se avessi fatto il calciatore…». Campioni si nasce, nella testa. Pietrangeli era un vincente, prima di tutto nella vita, perché ha condotto un’esistenza da uomo libero, padrone del gioco e di tutti i campi che ha frequentato, anche quelli ben al di là della terra rossa di Parigi. Primo italiano a vincere per due volte il Roland Garros in una carriera da 67 titoli. Ma il titolo più grande è stato quello di figlio prediletto della sua Roma, quella della Dolce Vita. Nicola, piccolo zar romano, amico di principi (per il principe Alberto di Monaco è stato «un maestro di vita») ma anche di custodi di campi da tennis, come quell’Ascenzio del Circolo Parioli che era il papà del suo degno “erede”, Adriano Panatta. Insomma lunedì scorso, parcheggio l’auto davanti al Foro Italico per andare a ritirare il Premio Coni Ussi per il giornalismo sportivo e guardando da fuori quello stadio imperioso, in cui da ragazzino arrivavo, in treno dall’Umbria emozionato come uno scolaretto per assistere agli Internazionali d’Italia (quelli dell’era post-Panatta, per intenderci), ho pensato: che bella idea è stata averlo intitolato in vita a Nicola Pietrangeli. Non ho fatto in tempo a riflettere su questo che in un lampo mi è arrivata la triste notizia: a 92 anni Pietrangeli saluta tutti e se ne va nel mondo dei più, a raggiungere in primis, la sua sorella di vita e di gesti bianchi, Lea Pericoli. Ho intervistato diverse volte Pietrangeli, con il quale bastava un attimo per passare dal lei al tu. «Ovunque andasse, mio padre catalizzava l’attenzione», ha ricordato Marco il figlio di Pietrangeli, il quale aveva espresso il desiderio che l’ultimo saluto, i suoi amici e i tifosi del tennis, avrebbero dovuto darglielo lì, allo stadio del Foro Italico che porterà per sempre il suo nome. E in tanti si sono presentati di quei tifosi che hanno seguito passo dopo passo la carriera di questo grande Capitano, unico, del tennis azzurro. A Roma, nel calcio, forse ci sarà sempre un altro Capitano unico, Francesco Totti. Un “10” che ha stregato la sponda giallorossa del Tevere e a quasi dieci anni dall’addio al calcio (il 28 maggio 2017) la sua popolarità, spot del Montenegro a parte, è ancora in ascesa. La conferma della “Tottimania” arriva dalla puntata di Legends Road di Dazn in cui il telecronista e conduttore Pierluigi Pardo raccoglie un racconto dello stesso Capitano, talmente surreale che sembra quasi una delle barzellette che raccontava il romanista Gigi Proietti. Ma la storia del tifoso che in auto incrocia il suo idolo, Totti, fermo al semaforo non è una barzelletta, ma una piccola e assurda storia d’amore. Una serie di rosso e verde in cui scatta la commozione del tifoso che in lacrime confessa a un imbarazzato Totti: «Tu non puoi capire quello che mi hai fatto, che mi hai dato in 25 anni, non riesci a immaginarlo. No, ma tu non riesci a capire… perché io ti amo più di mia madre, più di tutti quanti». Un Totti sempre più in difficoltà allora gli risponde: «Io ti ringrazio, però nun me sembra…». Prima che il Capitano finisca la frase il tifoso follemente innamorato del suo Pupone tira fuori il colpo di scena: «Ma tu lo sai che faccio io? Io faccio l’abbonamento alla Roma tutti gli anni da quando hai smesso, dal 2017. Fino ad oggi ho fatto l’abbonamento in Tevere. Perché spero che tu tutte le domeniche esci dalle scalette, sali le scalette, esci o ti metti in panchina. Appena vedo il calcio d’inizio prendo e me ne vado». Totti allibito gli chiede: «Scusa, tu non ti vedi la partita?». Un attimo di silenzio ed ecco il finale di partita: «No, io faccio l’abbonamento solo per te. Cioè io spero che tu sali quelle scalette dell’Olimpico solo per vederti e appena vedo che tu non ci stai me ne vado». Capito, certi campioni, a Roma restano, in eterno.

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