Vedute dal convento di Monterosso ossigeno spirituale che ci rigenera
domenica 3 maggio 2020
Avendone letto nei giorni scorsi su "Avvenire", "Vatican News", "Aleteia" e anche "Repubblica", ho partecipato ieri alle 16, in diretta, alla visita virtuale del Convento dei Frati cappuccini di Monterosso al Mare ( bit.ly/3aRY6tD ), organizzata e guidata da padre Renato Brenz Verca (il solo che vi abita, di questi tempi). Non c'è da stupirsi dell'eco mediatica dell'iniziativa: le Cinque Terre, delle quali Monterosso è il centro principale, sono notissime per la loro indiscutibile bellezza, e il convento, solo a vederlo in foto, ricorda quel verso di Cardarelli sulle chiese di Liguria «come navi disposte a esser varate». Con queste attività digitali (prossime visite virtuali: venerdì 8 e sabato 9 maggio) lo storico convento è rimasto fedele, malgrado la pandemia, alla sua più recente vocazione di luogo di pace e raccoglimento aperto a un'ospitalità fortemente connotata in senso spirituale. Esauriti i tipici preliminari delle videoconferenze (sono collegati 85 dispositivi, anche da oltreoceano), dietro a una videocamera saliamo al convento, dove padre Renato ci promette che si farà per noi «voce» e «occhi». La cosa più preziosa, dice, è la chiesa, che ci mostra per prima e dalla quale ci benedice. Poi la visita prosegue tra l'interno (il coro, il claustro, il refettorio, le celle, la biblioteca) e l'esterno (il bosco, l'orto, la vigna, il roseto, il muro ricostruito dopo l'alluvione del 2011). Mentre la «voce» ci ripete parole di consolazione per la nostra forzata clausura, gli «occhi» ci offrono squarci sempre più ampi e stupefacenti sul mare (parecchio mosso, ieri) e la costa (a levante si vedono tutte le Cinque Terre). È difficile pensare che ciò che si vede non sia almeno altrettanto prezioso della chiesa, e padre Renato in qualche modo lo suggerisce, ripetendoci che ogni veduta ci aprirà il cuore all'infinito. Fino a compiere un suo piccolo «miracolo» digitale: insieme al profumo del gelsomino e delle erbe aromatiche, sentiamo che stiamo davvero respirando tanto «ossigeno spirituale».
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