Una mezz'ora di second screen a proposito di Maria di Nazaret
venerdì 17 novembre 2017
Il 15 novembre scorso la teologa e storica Adriana Valerio era ospite, su Rai3, di “Quante storie”, mezz'ora postmeridiana di rotocalco culturale condotta da Corrado Augias; si parlava di Maria di Nazaret a partire dall'omonimo libro della professoressa Valerio appena uscito da Il Mulino nell'adorabile collana “Farsi un'idea”. Mentre seguo il programma (e aspetto che l'acqua della pasta inizi a bollire) mi viene istintivo praticare il second screen: vado cioè a cercare su Facebook Adriana Valerio, con la quale siamo “amici”, per sapere qualcosa di più del libro e vedere se per caso ne fosse imminente una presentazione anche a casa dell'editore. La sorpresa è che non sono il solo, in quel momento, a tenere la tv accesa su Rai3 e il computer sul più popolare dei social network: fioccano sul profilo della teologa – in proporzione all'orario, all'argomento e alla serietà dell'approccio, che lei riesce bene a difendere – i like e le parole di apprezzamento.
Ma il second screen è una pratica sempre più spesso incoraggiata dai salotti televisivi, e anche “Quante storie” non è da meno. Mi viene così la curiosità di leggere, sulla pagina Facebook del programma, i commenti postati da chi come me ha seguito la puntata su Maria di Nazaret (ne conto un centinaio, in gran parte scritti al momento), e ne traggo una grande tristezza. I più danno sfogo a banali pregiudizi sui credenti, assimilati ai creduloni, e a luoghi comuni anticlericali; pochi benevoli concedono qualcosa alla figura di Maria descritta dai Vangeli ma comunque respingono anche solo la possibilità di una sua maternità divina; pochissimi si dicono cristiani e se lo fanno è per polemizzare a loro volta. L'interlocuzione con i contenuti richiamati durante la trasmissione è marginale, l'autorevolezza dell'ospite misconosciuta, anche a motivo della sua appartenenza ecclesiale. Non vedo l'ora di tornarmene nella mia echo-chamber, che francamente ha finestre più grandi.
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