Un viaggio col gruppo Nova e Vetera nei canti spirituali d'inizio secolo
domenica 21 settembre 2003
Ha un fascino tutto particolare l'album Inni e canti (pubblicato e distribuito dalla Bottega Discantica di Milano); un valore che non è direttamente riconducibile alla notorietà del repertorio e nemmeno alla fama degli interpreti, ma che si rivela nella scelta di offrire un'istantanea - rigorosamente in bianco e nero - della religiosità popolare e del fervore devozionale che ancora animava l'Italia nella prima metà del secolo scorso. Nell'esecuzione del gruppo vocale Nova et Vetera, diretto da Sergio Militello, il cd propone infatti un'antologia di canti preconciliari e di musiche organistiche raccolti in occasione del centenario del Motu Proprio "Tra le sollecitudini" di San Pio X (22 novembre 1903). Un documento pontificio che, nel XX secolo, ha rappresentato il fondamento del Magistero della Chiesa in materia di musica sacra, permeando in profondità anche l'insegnamento del Concilio Vaticano II; una sorta di codice giuridico, in cui la musica viene vista come «parte integrante della solenne liturgia, partecipandone il fine generale, che è la gloria di Dio e la santificazione ed edificazione dei fedeli; concorrendo ad accrescere il decoro e lo splendore delle cerimonie ecclesiastiche, la musica è semplicemente parte della liturgia e sua umile ancella». Un disco che presenta in primis l'autorevolezza di una testimonianza storica e che raccoglie al proprio interno una rappresentativa selezione di opere scritte da autori come Tavoni, Perosi, Magri, Castelli, Caudana, Casimiri, Guida e Picchi che hanno tenuto viva, lungo il Novecento, la fiamma della musica spirituale nel nostro Paese. Un progetto che ha però soprattutto il merito di risvegliare, non senza un lieve accento di nostalgia, ricordi sbiaditi di un mondo che appare irrimediabilmente lontano. Sin dalle prime note, brani come Lauda Sion, Salvatorem di Caudana o Dell'aurora tu sorgi più bella (poetico inno alla Vergine composto da Guidi) rievocano immagini sfocate di un popolo intero riunito in occasione delle feste patronali, intorno alle processioni o alle recite del rosario nei cortili; un popolo fatto di gente comune, che nel canto dava voce al senso autentico dei valori cristiani in cui si riconosceva.
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