Un tributo di visualizzazioni per la tennista che vince e prega
venerdì 15 settembre 2023
L’allenatore del Brasile Tite ebbe a dichiarare, durante gli ultimi Mondiali di calcio, che Dio è uno solo, per noi e per gli avversari, e che dunque non lo si può pregare per la propria vittoria, ma perché aiuti a essere generosi con i compagni e leali con gli avversari, e perché nessuno si faccia male. Non mi pare lontana da questa sacrosanta prospettiva (si provi a spostarla dai campi di battaglia sportivi a quelli militari, per coglierne la forza profetica) la giovane atleta statunitense Coco Gauff, appena consacrata nuova stella del tennis mondiale dalla vittoria, lo scorso sabato, agli US Open di New York. «Non prego per ottenere risultati. Chiedo solo di avere la forza di dare il massimo» ha dichiarato in un’intervista alla NBC data l’indomani e ripresa da Raffaella Frullone sul sito de “Il Timone” (shorturl.at/CW124). La fede e la devozione della Gauff erano già note, così come la sua appartenenza alla Chiesa battista: «Da sempre», ha scritto Giorgia Mecca sul “Domani” (shorturl.at/bgsGI), «prega prima di cominciare una partita». Ma a portarle vigorosamente all’attenzione dell’opinione pubblica, digitale e non, sono stati un suo gesto e una lettura che l’ha scolorito. Subito dopo aver ottenuto il punto della vittoria e aver espletato, in lacrime, i gesti rituali (sdraiarsi a terra, abbracciare l’avversaria, ricambiare l’affetto del pubblico, ringraziare l’arbitro), l’atleta ha raggiunto la sua sedia, si è inginocchiata come si fa da bambini davanti al proprio letto e, a mani giunte, si è raccolta per qualche istante in preghiera. Queste immagini hanno ottenuto, sui social, grande popolarità, a cominciare dal tweet di SportsCenter (15,4 milioni di visualizzazioni shorturl.at/wANPW), che però ha derubricato quella preghiera a un semplice «momento di pausa». Confermando che il suo era un gesto orante la Gauff ha spiegato alla NBC (shorturl.at/jpvN3): «Stavo solo dicendo grazie. Ho capito che tutti i momenti difficili servivano solo a rendere quel momento ancora più dolce». Difficile comprendere cosa abbia impedito a “SportsCenter”, su X (=Twitter) e anche durante la diretta televisiva, di riconoscere la preghiera della tennista per quel che era. Meno male che, come scrive ancora Frullone, su quel tweet è «scattata la pioggia di commenti per ripristinare il principio di realtà». © riproduzione riservata
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