Un segreto chiamato qualità
sabato 1 settembre 2007
Altro che il tormentone sugli aumenti dei prezzi dei prodotti alimentari. Altro che le difficoltà nelle quali si dibatte comunque l'agricoltura. Questo settore offre, proprio negli stessi giorni in cui il Governo si riunisce per capire cosa fare di fronte al rischio caro-prezzi alimentari, una serie di buoni esempi che fanno capire quanto, dietro alla cronaca nazionale, vi sia di attivo e di dinamico nelle imprese agroalimentari dello Stivale. Una sorta di «retroscena» agricolo che deve far bene a tutti gli operatori del comparto, e che indica il livello di risorse ancora da sfruttare in fatto di prodotti alimentari.Partiamo da un dato. I prodotti agricoli «protetti» dai marchi europei sono arrivati, proprio questa settimana, a 161 su 753 in tutta la Ue. Ultimi ad entrare nell'olimpo agroalimentare europeo sono stati l'Arancia del Gargano e il Riso di Baraggia biellese e vercellese. Certo, spesso si è detto, con ragione, che l'agricoltura non è solamente fatta di Dop e Igp e nemmeno di vini Doc e Docg. Ma l'essere primi in Europa in fatto di qualità agricola e alimentare riconosciuta e certificata, deve far pensare bene per il resto del settore. Se si guarda, poi, alle numerose particolarità del territorio agricolo, il panorama si amplia e si fa più complesso. Qualche esempio? Basta pensare a quanto organizzato nei prossimi giorni in Piemonte ' ad Asti ' con l'edizione 2007 della Douja D'Or: una manifestazione che è diventata l'occasione per rilanciare il Barbera, uno dei vini più noti in Italia spesso però oscurato da etichette più blasonate. E che invece sta diventando una sorta di vino simbolo del «bere per bene» e senza strafare, oltre che una risorsa economicamente fondamentale per quel territorio. Ma, basta anche spostarsi da Asti a Predappio, che in questi stessi giorni ha dato il via ai 'Tre giorni del sangiovese' funzionali alla valorizzazione di un vitigno (tecnicamente l'R24) prima che di un vino (che comunque vale qualcosa come 500mila bottiglie all'anno) e, soprattutto, a quanto da questa particolare pianta nasce. Se, poi, ci si vuole spostare in altri ambiti, è sufficiente andare in Lucania dove si sta pensando alla creazione di un Comitato promotore per la valorizzazione del Cacioricotta lucano. Difficile dire, adesso, se questa iniziativa sia la premessa per un'altra Dop Ue e quanto la stessa sia solida. È certo, tuttavia, che oggi anche questo progetto è la testimonianza di una voglia di crescita al di là degli eventi contrari e delle difficoltà di mercato.L'agroalimentare del Paese, quindi, non è fatto solo di prezzi alti e accuse reciproche, ma anche e soprattutto di risorse e iniziative da sfruttare. Con un accorgimento. Tutto ciò non può essere lasciato a sé stesso. Troppe sagre, troppe feste, troppe azioni promozionali sconclusionate e contraddittorie hanno spesso fatto più male che bene. Servono coordinamento e serietà, controlli di qualità e sanzioni per chi non è corretto. E, forse, è proprio questa la parte più difficile da costruire.
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