La lotta alla misoginia come materia scolastica: Londra ha un piano per i figli maschi

Educazione digitale, pornografia, consenso e relazioni sane diventano strumenti centrali di una strategia ambiziosa del governo sul maschile: «La violenza contro le donne e le ragazze è un'emergenza nazionale»
December 18, 2025
Un bambino a lezione in una scuola inglese
Piccoli studenti inglesi
Se per il governo di un Paese la violenza contro donne e ragazze è «emergenza nazionale», come ha dichiarato senza mezzi termini il ministro degli Esteri britannico David Lammy, non stupisce che il “contrasto alla misoginia” (e non semplicemente la generica “educazione all'affettività” di cui tanto si dibatte e si litiga in Italia) diventi materia scolastica, fin dall’infanzia. E proprio questo accadrà nel Regno Unito, che si prepara a un investimento multimilionario per accompagnare la nuova strategia dell’esecutivo finalizzata a dimezzare, nell’arco di dieci anni, la violenza contro donne e ragazze in Inghilterra. Alla vigilia della pubblicazione del piano, che è stato anticipato dal Guardian, proprio Lammy ha chiarito la cornice culturale dell’intervento: «La battaglia comincia da come cresciamo i nostri figli maschi». Per Lammy, la sicurezza di donne e ragazze e la lotta alla mascolinità tossica sono questioni inseparabili, soprattutto in un’epoca in cui l’educazione sentimentale dei più giovani avviene sempre più spesso attraverso schermi e algoritmi:  «Da padre di una figlia mi spaventa. Ma da padre di due figli maschi mi ricorda che non possiamo continuare a fare le stesse cose», ha dichiarato, denunciando un ecosistema digitale in cui la pornografia è facilmente accessibile, la misoginia si diffonde rapidamente e voci aggressive presentano il controllo come forza e l’empatia come debolezza. Dunque, largo a percorsi educativi mirati, pensati per distinguere la pornografia dalle relazioni reali e per smontare precocemente quei modelli tossici di maschilità.  
La strategia in questione, annunciata dal primo ministro Keir Starmer, prevede strumenti operativi concreti. Gli insegnanti potranno segnalare studenti considerati a rischio di comportamenti violenti e indirizzarli verso corsi comportamentali specifici; allo stesso tempo riceveranno una formazione per intervenire tempestivamente di fronte a segnali preoccupanti. «Ogni genitore dovrebbe poter avere la certezza che la propria figlia sia al sicuro a scuola, online e nelle relazioni» ha dichiarato Starmer. «Eppure, troppo spesso, idee tossiche attecchiscono presto e restano senza risposta». Tra i contenuti previsti figurano lezioni su deepfake, abusi basati sulle immagini, molestie online, ma anche su coercizione, pressione dei pari, stalking e alfabetizzazione pornografica: un’educazione che insegni a distinguere la fantasia dalla realtà delle relazioni affettive. Questi interventi si affiancheranno al nuovo curriculum obbligatorio di Relationships, Sex and Health Education (RSHE), che entrerà in vigore nelle scuole statali dal settembre 2026 e includerà moduli aggiornati su intelligenza artificiale, deepfake e rischi digitali. Le scuole secondarie, in particolare, saranno chiamate a svolgere un ruolo centrale nel contrasto alla misoginia e nella promozione di relazioni sane. Un progetto pilota coinvolgerà esperti esterni a supporto dei docenti, con l’obiettivo di educare i ragazzi al consenso e di mettere in guardia dai pericoli della condivisione di immagini esplicite. «Una strategia, da sola, è solo un insieme di parole», ha ammonito Jess Phillips, ministra per la tutela delle vittime. «Ciò che conta davvero è l’azione». Nel 2026 il governo convocherà un vertice nazionale dedicato alle sfide che riguardano uomini e ragazzi, mentre è già stata annunciata una strategia specifica sulla salute maschile. Resta però, secondo molte organizzazioni, il rischio di uno scarto tra ambizioni e realtà. «Il piano contiene obiettivi condivisibili», ha osservato Andrea Simon, direttrice della coalizione End Violence Against Women. «Ma senza un rafforzamento dei servizi pubblici e del settore volontario, potrebbe alimentare aspettative che il sistema, oggi, non è in grado di soddisfare». Ancora, sul piano politico, critiche sono state sollevate per lo stanziamento di 550 milioni di sterline a sostegno delle vittime: la commissaria per la Violenza domestica di Inghilterra e Galles, Nicole Jacobs, ha avvertito che alla formazione di insegnanti e medici di base e ai nuovi sistemi di segnalazione non può bastare la cifra in questione. «La strategia riconosce correttamente la portata del problema e l’urgenza di affrontare le radici misogine che lo alimentano», ha dichiarato, «ma le risorse previste sono insufficienti. Senza finanziamenti stabili e di lungo periodo, il rischio è aumentare le segnalazioni senza garantire un aiuto concreto».

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