Un'intesa per il made in Italy
sabato 16 maggio 2009
Non è certo il segno dell'approssimarsi di un'altra guerra agricola, ma le decine di migliaia di allevatori che qualche giorno fa sono scesi per le strade italiane contro la Grande distribuzione organizzata (Gdo), sono la chiara indicazione del forte malessere che sta attraversando, ormai da tempo, il comparto agroalimentare. Si è trattato di una «operazione verità» " come è stata definita dalla Coldiretti che ha organizzato la manifestazione " per difendere, è stato spiegato, i primati qualitativi della produzione Made in Italy messi a rischio dalle contraffazioni e dalla forbice dei prezzi che colpisce allevatori e consumatori. In pratica, gli allevatori hanno voluto far conoscere ai consumatori, direttamente davanti a molti centri commerciali, la natura e la qualità dei loro prodotti contrapposti a quelli, più o meno di dubbia origine, che spesso si trovano sugli scaffali della distribuzione. Due sono state le richieste: alla Gdo, prima di tutto, quella di tenere separati sugli scaffali gli spazi dedicati al vero prodotto alimentare italiano da quelli dove sono posti gli altri alimenti, magari ottenuti con prodotti importati; alla politica, poi, quella di rendere obbligatoria l'indicazione della provenienza dei prodotti agricoli e alimentari.
Richieste apparentemente semplici che, se esaudite, potrebbero però scardinare equilibri commerciali importanti e, di fatto, dare più spazio proprio ai produttori agricoli: una eventualità che ovviamente potrebbe non andare a genio alla distribuzione. D'altra parte, il gioco delicatissimo fra prezzi al consumo e all'origine, quello dei margini di contribuzione, uniti alle esigenze di bilancio dei grandi gruppi della Gdo, così come alla frammentarietà ancora molto forte della produzione agricola, forniscono buoni motivi per mantenere l'attuale situazione.
Il fatto è che, intanto, la realtà e i numeri che questa rimanda, camminano più veloci dei difficili rapporti fra i diversi attori agroalimentari. E camminano nel senso opposto a quello che sarebbe auspicabile. È notizia di ieri, per esempio, che nel primo trimestre 2009 anche il Pil agricolo ha rallentato insieme a quello generale. Certo, si è assistito contemporaneamente a un timido aumento dei consumi alimentari (+0,8%), ma i prezzi dei prodotti non sono certo diminuiti e una consistente accelerazione della domanda è ancora al di là da venire. Alcuni fatti esterni, come quello dell'influenza collegata ai suini, non aiutano certo a risollevare un mercato che pare non aspettare altro che qualche nuovo scandalo per rimpicciolirsi ancora. Eppure le risorse ci sono, la qualità agroalimentare italiana è indiscussa e invidiata, le capacità tecniche e produttive dei nostri agricoltori anche, la fama dei prodotti (anche quelli più semplici) arriva ovunque. Manca ancora " e non è poco " quella "collaborazione" estesa fra le componenti del settore che rischia così di implodere e ridursi a poca cosa, danneggiando non solo gli agricoltori, ma tutti noi.
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