Un buon collaudo dei nostri post: misura il sarcasmo e l'autoironia
mercoledì 28 novembre 2018
Come mi è accaduto altre volte, una riflessione di Bruno Mastroianni ( tinyurl.com/y99ezbdh ) che si appunta, in generale, su tutti gli scambi di parole che avvengono online mi suggerisce di compiere qualche verifica ristretta alle dispute digitali (intra)cristiane. Il tema, questa volta, è l'ironia e lo colgo come un invito a nozze: mi è capitato anche recentemente, intervistato da Martina Pastorelli per uno dei suoi podcast di #digitaletica ( tinyurl.com/ya3hmpgu ), di indicare l'ironia, piuttosto che la censura o l'invettiva, come una chiave che prediligo in chi vuole evidenziare quando, su blog e social network, una presa di posizione o un modo di raccontare le cose ecclesiali penultime paiono viziati da qualche limite. Ora Mastroianni mi induce ad approfondire lo sguardo. «Ironizzare richiede che ci sia una certa confidenza e corrispondenza di sensibilità tra gli interlocutori», cosa che in Rete non è affatto scontata; se manca c'è il rischio di far sentire l'altro non preso sul serio ed esacerbarne la reazione. A maggior ragione quando l'ironia si trasmuta nel sarcasmo, che è «uno sfruttare una debolezza o un difetto altrui per riderne», e dunque «può far sentire forti e vincenti ma di fatto fa solo aumentare la tensione». Di qui è breve il passo di Mastroianni verso l'elogio dell'autoironia, per la quale ci offre anche il test: «Riesco a far ridere gli altri portando su di me il ridicolo dei comportamenti e delle convinzioni di cui mi sto prendendo gioco?». Se sì, significa che sto usando l'ironia nel modo giusto, per ridere «con» e non «degli» altri. Se no, ci sarà qualcuno «che non riderà affatto», e «me ne dovrò fare carico». Ciascuno potrà applicarsi agli autori cristianamente ispirati, più e meno noti, che frequenta in Rete e sottoporli a questa verifica dei tassi di autoironia, ironia e sarcasmo. E poi tenere per sé il voto che avrà assegnato, sapendo che potremmo aver visto pagliuzze nelle tastiere altrui ignorando le travi che pesano sulle nostre.
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