Tra tante notizie ad alta velocità una storia della Rete «inutile»
mercoledì 9 ottobre 2019
Il mese missionario straordinario, il concistoro con i nuovi cardinali, l'avvio del Sinodo panamazzonico... Non è la prima volta che in ottobre si concentrano, per volontà di papa Francesco, una quantità di eventi di grande rilevanza ecclesiale, il che genera nella Rete e sui social una proporzionale abbondanza di post. Tra ciò di cui qui ho già raccontato e ciò che ancora avrò modo di raccontare, scelgo per oggi una terza via veramente piccola, un sentiero di montagna se confrontato con l'alta velocità delle notizie cardinalizie o con l'autostrada (e i mille svincoli) delle notizie sinodali. Siccome è anche una strada privata, darò pochissimi elementi per identificarla, anzi uno solo. Su questo giornale compare da un anno, con cadenza quindicinale, una rubrica molto bella: si chiama “Slalom” ( bit.ly/2IzrWYF ), la firma Salvatore Mazza, stimatissimo collega di giornalismo religioso, e rappresenta, come ha scritto un blogger maturo e sensibile, «un incoraggiante diario in pubblico della malattia», la Sla, che lo ha colpito. Capita dunque che un utente della Rete, che a sua volta sta attraversando la prova di una malattia neurodegenerativa, il Parkinson, legga le parole di Mazza riprese da un altro blogger, giovane e sensibile, e, avvertendo una particolare empatia, desideri farglielo sapere. Il blogger giovane non lascia cadere la richiesta, ma non ha rapporti diretti e chiede, nel privato di Whatsapp, l'aiuto di un suo follower che suppone più attrezzato alla bisogna. Questi, pur non avendo neppure lui contatti con Mazza, non lascia cadere la richiesta, ottiene facilmente l'indirizzo email e gli recapita il messaggio del compagno di malattia. L'autore di Slalom lo riscontra e gli dà seguito. Fine del sentiero. Tra i post che ho letto durante gli ultimi giorni erano anche presenti, come a ogni fine settimana, vari commenti al Vangelo della domenica, dove si parlava dei servi «inutili». Ecco, questa storia mi piace perché racconta che, con la Rete, si possono fare anche cose «inutili».
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